Romeo Matteo Zanaboni

Ho 26 anni ma mi dedico alla giocoleria da quando sono piccolo. Ho cominciato alle medie col diabolo, ho giocato per alcuni anni, poi al parco Sempione ho conosciuto il gruppo dei giocolieri milanesi e da allora ho sempre cercato di tagliare degli spazi di tempo e affittare dei luoghi per allenarmi professionalmente. Nel frattempo mi ero laureato in giurisprudenza, intraprendendo prima la carriera universitaria per poi cominciare a studiare da avvocato per l’esame di stato. Ma mi accorgevo che la mia passione era la giocoleria e pensavo a come farne una scelta di vita, così dopo un periodo di allenamenti a Katakomben mi sono presentato ai provini di Carampa a Madrid, dove sto finendo il primo anno di formazione. Un’esperienza particolare per me che ero stato sempre seduto dietro una scrivanie e la sera mi sfogavo con la giocoleria. A Carampa ho cominciato ad allenarmi ogni giorno: acrobatica, addominali, verticali, giornate intensissime che nemmeno mi aspettavo, avendo la visione di un giocoliere lì impalato a lanciare attrezzi. Ho scelto clave e palline, una scelta istintiva e totalizzante, ma sto traendo grossi risultati anche dallle lezioni di teatro e di danza, cui dedichiamo molte ore a settimana. E chissà che la mia esperienza in giurisprudenza non possano tornare utili a tutto il movimento che ha bisogno ancora di crescere a livello di cooperazione professionale, soprattutto qui in Italia.

 

Elogio (e tecniche) dell'allenamento

Le circostanze che per eccellenza uniscono e mantengono forte la comunità giocolieri sono due: l'una, più sporadica, preziosa come un gioiello, è rappresentata dalle convention, dai raduni, dai festival e da tutti quei momenti in cui è il potere del gruppo a dare un senso a ciò che facciamo e a stimolarci a fare meglio.
L'altra circostanza è invece più quotidiana, più discreta: si tratta dell'allenamento.
Tutto comincia da qui. Il giorno in cui sorge il desiderio di imparare a giocare tre palline, superando la barriera della difficoltà, della velocità dei movimenti e della coordinazione, quel fatidico, indimenticabile giorno, è il primo giorno di allenamento.
Tutti sono passati in qualche modo dai primi mesi, in cui non si pensa ad altro che ad allenarsi e dai primi anni, nei quali non si mette piede fuori di casa senza gli “attrezzi” ben collocati nello zaino e pronti ad uscire nella prima piazza, strada, fermata dell'autobus o stazione che sia.
Grazie poi a giorni, mesi o anni di allenamento, si ottengono in genere risultati più o meno soddisfacenti nella tecnica a cui ci si dedica. Ma come è possibile rendere efficiente l'allenamento per progredire al ritmo desiderato?
Sono circa tre anni che mi dedico professionalmente all'insegnamento della giocoleria, organizzando workshop nei quali insegno la tecnica e ne esploro i possibili percorsi creativi.
In questo periodo mi sono reso conto di quanto sia sottovalutata la qualità del singolo allenamento come matrice e chiave del progresso tecnico. Buona parte delle persone approcciano la sessione di allenamento senza metodo e prendono con leggerezza le conseguenze causate dalle cattive abitudini.
Anzitutto il metodo, unito alla costanza, è garanzia di progresso e si compone di due parti: l'organizzazione e lo schema di allenamento.
Organizzarsi significa, per esempio, prepararsi una bottiglia d'acqua (ed eventualmente andare in bagno...) prima di cominciare. Questi accorgimenti tengono alla larga dalle pause obbligate, che sono proprio i momenti nei quali, cominciando ad accusare la stanchezza, si decide di fermarsi.
Lo schema di allenamento consiste invece in un piano, più o meno dettagliato, preferibilmente scritto, nel quale si riportano i trick da allenare ed il tempo da dedicarvi. Nello stesso foglio si possono appuntare i progressi in termini qualitativi (mi sono sentito più sciolto con le cinque clave), e quantitativi (100 prese con 5,6,7... palline). Questo piano deve comprendere, per ogni sessione, un riscaldamento muscolare prima dell'allenamento ed un rilassamento dopo. Così facendo si tengono monitorati i progressi e ci si mette al riparo da fastidiosi mal di schiena e tendiniti.
Gli accorgimenti sono pochi, ma se presi nella debita considerazione, possono essere la rampa di partenza per migliorare esponenzialmente nella disciplina che più amiamo.
Prendersi cura dell'allenamento in sé, significa in fondo prendersi cura di se stessi e della relazione che ciascuno ha con il mondo della giocoleria.
Buon allenamento a tutti e buona scimmia.