Mi chiamo Fabio Corallini e sono di Roma. Ho iniziato a lavorare a 17 anni, facendo tutti i lavori possibili, per pagarmi gli studi di psicologia. Volevo diventare professore universitario, ma dopo due anni ho lasciato l’università, non ero soddisfatto. Ho comprato un sassofono e per studiarlo sono andato a New Orleans, dove ho vissuto due anni. Lì mi sono arrangiato, esibendomi in strada per la prima volta, come statua di maestro d’orchestra. Era una necessità, facevo capello e andavo a fare la spesa, ma è stata anche una buona scuola, perché ho visto tanti bravi artisti, fino a maturare un mio stile. Nel 93 sono tornato in Italia e ho cominciato a lavorare in piazza a Roma, per poi essere ingaggiato come clown da Liana Orfei per il Golden Circus. Nel 95 sono partito per la Spagna, dove sono rimasto cinque anni, lavorando tra l’altro a Lisbona-Expo e per la Telecom in alcune fiere internazionali.
La mia formazione è stata la strada e qualche seminario che ho fatto in America. Ho provato a fare una scuola di mimo a Roma; ho fatto due mesi e me ne sono andato, credo che un maestro debba essere capace di portare alla luce ciò che sta in te e non cercare di darti la sua impostazione. Mi hanno influenzato alcuni artisti come per esempio George Carl, clown d’oro nel 74, lui riesce a tenere il pubblico grazie solo alla sua presenza scenica. anche Marcel Marceau mi ha colpito moltissimo per l’eleganza, lo stile, la bellezza. Dopo ho iniziato ad amare il clown, perché è un personaggio più caldo. Ora sono un fantasista, uno che fa ridere facendo delle cose, né clown né mimo, forse un mimo eccentrico, rigorosamente muto. Uso diversi momenti e attrezzi, classici e non, per fare spettacolo.. con una grande ispirazione: i cartoon. Uso denti finti, ho pure un naso finto, mi piace questo personaggio stilizzato che diventa un pupazzo e che vive di vita propria, un personaggio a sé. La giocoleria in se stessa non mi coinvolge, mi piace quando è un numero che lascia spazio all’emozione. L’unico numero di abilità che presento nel mio show è una manipolazione con palline…mi entrano da un orecchio e mi escono dall’altro, ma non è un’esibizione di abilità, piuttosto un numero comico che faccio danzando; dura due minuti cronometrati ed ho impiegato un annetto a prepararlo.
Questo è ciò che faccio professionalmente da undici anni. Mi piace anche suonare il sax e l’anno scorso ho inciso con “Matisse-Accardo Quartet” un disco come sassofonista per una etichetta del Belgio, la BlueJackJazzRecords. Ma la mia passione è produrre spettacoli di teatro-danza con ballerini, acrobati, musicisti, cantanti, in cui sono autore e regista. Quella è l’altra parte di me, più esistenzialista, sperimentale, meno naif. Tutto autoprodotto con i guadagni fatti in piazza come clown o sassofonista. L’ultimo l’ho fatto nel 2000 a Roma, si chiama Blue ed è stato rappresentato al teatro Palladium; ci ho lavorato quattro mesi, facendo una sola serata, gratis. Di quella serata mi è rimasto solo il video.
LA STRADA
Ho iniziato a fare la strada in America, ed è durissimo. A New Orleans mi alzavo alle sei del mattino perché l’unico posto buono era Jackson Square, dove la competizione è molto forte, e se non sei del posto hai ancora più problemi. Poi in Inghilterra ho lavorato a Covent Garden, dove per regolamento devono accettare tutti. Mi sono registrato, ed ho aspettato il mio turno, anche lì molta concorrenza. Un giorno, dopo aver aspettato quattro ore il mio turno inizio a lavorare ma.. comincia a piovere!!!! tolgo tutto, spiove, vado per ricominciare, ma un altro ha già preso il mio posto!!!! Ad Amsterdam un’artista di strada ha chiamato per due volte la polizia, e questa, siccome io non avevo alcun permesso, si scusava con me perché doveva applicare la legge. Queste cose in Italia non le ho viste, il pubblico italiano lo amo, quello romano in modo particolare. Potrei raccontarti tante occasioni in cui la gente ha fatto cerchio intorno a me per difendermi dalla polizia; solidarietà allo stato puro. Una volta hanno riempito il mio cappello senza che io avessi fatto nulla e dare uno schiaffo morale ad un vigile. Sono andato a lavorare anche in Palestina nel 2000, con un’associazione umanitaria che si chiama COOPERAZIONE SPAGNOLA, facendo spettacoli tra le macerie dei territori occupati di Ramala e Gaza.
LA CERIMONIA
Amo il pubblico della piazza, vengo da una famiglia di operai e so che vuol dire essere stressati per il lavoro, io voglio lavorare per questa gente. Essere artista è l’unica cosa che mi permette di sentirmi vivo di vivere senza pestarmi l’anima, faccio questo come conseguenza di un modo di esistere e non viceversa. Mi sono sempre sforzato di portare il massimo della qualità in piazza, se non ho gli abiti stirati, se non sto bene, evito di andare (a volte devo !!). Mi piace portare il divertimento ai lavoratori, alla gente semplice, e quando mi inchino alla fine dello spettacolo e sento l’applauso, mi rendo conto che attraverso di me passa un’entità che ha creato tutto questo. L’idea è di fare spettacoli talmente belli che la gente, avvicinandosi a questa bellezza, intuisca che tutto questo è stato creato come un ringraziamento a Dio, alla poesia, e si avvicini essa stessa alla luce. Non sono un filosofo ma una consapevolezza mistica interiore esprime la mia gratitudine alla vita. Sono solo uno strumento, e onestamente non capisco l’esaltazione di questi virtuosi, di questi genii che non si rendono conto di dover “ servire”, le piccole e grandi ruote della VITA e mantenere questa poesia, questa meraviglia per il mondo che altrimenti si va perdendo, col rischio di diventare cinici .
Quando sono in piazza o su un palcoscenico, divento un postino delle energie del cielo blu, e del profumo del mare, non rompo i coglioni per avere la mancia… sono già contento di essere stato scelto. In certi spettacoli sembra che uno mangi e gli altri stiano a guardare, e molte persone usano il pubblico per nutrire il proprio ego. Ma sono già usati (tv, lavoro, ...), poi ti ci metti pure tu! La maniera di fare il cappello, impacchettare la richiesta, infiocchettarla… io sono undici anni che dico “Signore e Signori, grazie!” e penso che basti, la gente non è stupida; li vede i miei capelli grigi, mi vede che corro e sudo per 40 minuti. Chi vuol dare, dia… Anche perché impieghiamo così tanta energia per farli sognare e poi… risvegliarli bruscamente da un magico viaggio. Ci vuole più consapevolezza, non farsi troppi trip egocentrici, non ci vuole niente a perdere tutto, tutto ciò che t’arriva non è tuo, è in prestito, ti viene dato, ti viene offerto. Devi farlo girare, devi metterlo a disposizione di tutti, facendoli divertire, e dando loro la possibilità di condividere il tuo privilegio e fortuna. Quello che accade durante lo spettacolo è la parte più visibile e apparente, ma non la più importante, quella fondamentale è ciò che rimane invisibile. A volte per frazioni di secondi mi distacco e vedo tutto!!! Il pubblico guarda, senza rendersi conto che tutto lo spettacolo e solo una scusa, mentre sono distratti dallo spettacolo.. sotterraneo viaggia l’amore, viaggia quell’energia e quell’atmosfera che fa di uno spettacolo una cerimonia. Senza fanatismi, senza esaltazioni. Senza questa comunione lo spettacolo non ha ragioni di esistere diventa pura esibizione, uno sport. L’arte è un rito sacro, una celebrazione, non si dovrebbe usarla come un oggetto di consumo.
IL FUTURO
Avverto l’esigenza di provare nuove cose, come un palcoscenico dove ci sia silenzio assoluto, dove c’è una luce per ogni effetto dove fai un movimento minimo e tutti lo vedono, fai un sospiro e tutti lo sentono. Setacciare tutto ciò che faccio in piazza, pulirlo e montarlo in teatro. Continuerò a fare la strada ma voglio poter vivere anche di altro cominciare a dedicarmi più al lavoro, senza affaticarmi più per fare un cerchio, per cercare un posto dove non ti mandino via. Dopo undici anni di lavoro a cappello per libera scelta, ora sento cambiare qualcosa. Mi piace condividere il mio divertimento piuttosto che far divertire, far entrare il pubblico a spettacolo iniziato, e farlo uscire quando lo spettacolo non è ancora terminato. Dopo tutti questi anni di teatro sperimentale il principio teatrale o di ogni qual si voglia performance è rimasto lo stesso: mettetevi seduti e vi faremo vedere quanto siamo bravi, creativi e originali. Questo modello crea distacco tra l’artista e lo spettatore. Io vorrei che la gente entrasse ed uscisse da un ambiente magico che esiste a prescindere da loro, che non è stato creato per loro. E’ come se tu entrassi in casa mia.. quando te ne vai io non smonto la casa, la mia casa esiste a prescindere da te.
Matisse
347 4716482
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