DOMANDA D'OBBLIGO, DOPO AVERTI VISTO IN ALLENAMENTO, COME E' COMINCIATO TUTTO QUESTO?
ho iniziato a fare jonglage una ventina di anni fa, con le pietre, facendo il muratore. Avevo 15 anni, facevo la seconda media ed ero stato rimandato in italiano. La scuola non mi era mai piaciuta perché mi sembrava di stare in carcere. Così feci 40 giorni consecutivi di assenza dopo i quali mi mandarono dalla preside a cui trovai il coraggio di dire, perché allora l'autorità della preside incuteva timore, "Signora Preside io non voglio più andare a scuola!". Lei mi rispose: "Ma lo sai che senza la terza media non puoi fare nemmeno lo spazzino". Rimasi un po’ colpito, quasi spaventato, ma non risposi e coerentemente abbandonai la scuola e andai a fare il muratore con mio padre per due o tre anni. Quel monito mi accompagnò per alcuni anni, ma oggi so che si può fare qualcosa anche senza la terza media. Tra l'altro sono diventato anche musicista e compositore, e tutto senza alcun pezzo di carta.
Facendo il muratore con mio padre ho cominciato a giocare con tre pietre, dopo aver visto a quindici anni per la prima volta un giocoliere in televisione. Osservandolo compresi come funzionava una cascata a tre palline, così, da autodidatta, cominciai ad appassionarmi alla giocoleria. Quando ho cominciato non esistevano i materiali e gli attrezzi di oggi. Le mie prime clave erano delle bottiglie di vetro, e più in là feci realizzare delle clave di legno da un tornitore, pesantissime, con le quali cominciai direttamnete con lanci a tre giri! Le palline invece erano palline da tennis, che essendo molto leggere rendevano difficili gli esercizi. In quel periodo, 77, 78, viaggiavo, da un concerto all'altro con pochi soldi in tasca. Ma non avendo amici con cui allenarmi sentivo che mi mancava lo stimolo. Poi, a Copenaghen, ad un festival di musica, incontrai un giocoliere che faceva tre palline e mi motivai a riprendere gli allenamenti.
Al ritorno dai viaggi mi fermai al Parco Sempione di Milano, dove al tempo, nel '79, si campeggiava più o meno liberamente, e dove conobbi diverse persone poi diventate miei amici, come Salvatore Mereu. Mi allenavo ogni giorno, dormendo nel parco, con le vecchiette che mi portavano da mangiare!! Nell' 80 ho cominciato a fare i primi spettacoli in strada, e a subire le prime angherie dai vigili urbani. Quando mi trovavano in piazza mi chiedevano la licenza e mi facevano sgombrare. Sono stato addirittura processato per accattonaggio! Sul verbale era scritto "L'emarginato Bucci Antonio mendicava in luogo pubblico" ripetendo più volte la parola emarginato. Per loro a quel tempo fare spettacoli in piazza significava essere emarginati. Un abuso di potere che si risolse in un nulla di fatto perché poi mi assolsero. Ma mi rimase forte la rabbia di essere stato processato per aver fatto uno spettacolo in piazza, mentre tante autorità ne combinano ogni giorno di tutti i colori e rimangono impuniti. Avevo 21 anni e nonostante queste difficoltà lo spirito che mi animava era molto forte. Sentivo dentro una voce che diceva "Antonio, devi diventare giocoliere!", quasi una vocazione. Pur senza riferimenti forti, perché ero da solo, andai avanti per tre anni, allenandomi al Sempione, con qualche amico che di tanto in tanto si cimentava con tre palline per poi abbandonare da lì a poco.
SEI ANCHE STATO UNO DEI PRIMI GIOCOLIERI ITALIANI AD ANDARE ALLE CONVENTION?
Dopo tre anni sapevo già fare le sette palline, e tutto da autodidatta! In quel periodo, nell'80 ebbi l'occasione di vedere Dick Franco esibirsi in un night club, l'Astoria, facendo del bouncing con cinque palline, e la cosa mi colpì molto. Fu grazie a lui che, nell' 81, partecipai alla mia prima convention. Dick Franco, allora uno dei nomi della giocoleria internazionale, mi invitò a partecipare alla conventiun americana di Cleveland, nell'Ohio. C'erano 500 giocolieri e lì partecipai alla gara di resistenza con le sette palline, arrivando quinto. Fu una grande emozione vedere tutti questi giocolieri, che avevano già attrezzi da giocoleria, mentre io mi presentai con le mie clave di legno. C'erano già tutti gli attrezzi di oggi e ricordo che lì comprai il mio primo devil's stick. A settembre dello stesso anno andai al Londra, ad una delle prime convention europee. C'erano 70 giocolieri, e lì vinsi la mia prima gara con le cinque palline. Con sette palline non c'era nessuno che le sapesse fare per cui non potei gareggiare! Nel frattempo a Milano, insieme a Salvatore Mereu e Claudio Madia, era nato un gruppetto di giocolieri, persone a cui avevo insegnato qualcosa, o che erano stati ispirati dal mio lavoro, e che poi hanno cominciato giocolare. Ero l'unico italiano allora conosciuto all'estero, insieme a Dino Lampa, che ebbi la piacevole sorpresa di incontrare a Francoforte, nel 1984. Quando ci incontrammo ci parlavamo in inglese, ciascuno di noi pensando di avere a che fare con uno straniero, convinti che di italiani giocolieri che partecipassero alle convention non ne esistessero ancora. Ma riconoscemmo subito i nostri accenti!
MA QUANDO HAI COMINCIATO A FARE DEL BOUNCING LA TUA PASSIONE?
Dopo la parentesi di Parco Sempione mi trasferii in Svizzera, dove vivo ancora oggi. Lì vivevo in un paesino sperduto dove faceva molto freddo in inverno. La mia casa aveva il tetto basso e non potendomi allenare con le cinque e le sette palline in aria, mi dedicai al bouncing! Le mie prime palline da bouncing furono le comunissime palline magiche, comprate in edicola, con cui tutti i bambini giocano. Piccole e dal rimbalzo non sempre uguale erano l'unico tipo di bouncing ball che si trovavano in giro a quel tempo. Un inizio che sconsiglio a tutti. Poi nell'83 in Svizzera, conobbi Pierino, che mi fece vedere le Lacrosse, palline canadesi, che funzionano discretamente in estate, ma che con il freddo perdono tutte le caratteristiche rimbalzanti, a zero gradi addirittura non rimbalzano affatto. Il materiale era evidentemente inappropriato, da qui il costo abbastanza contenuto. In realtà erano palline per il tossing che col caldo rimbalzavano come quelle al silicone.
Ero al tempo già bravo con il gioco aereo e facevo già sette palline, sette cerchi e cinque clave col triplo giro, avevo 25/26 anni, e cominciavano a mancarmi gli stimoli per andare avanti. Cercavo qualcosa di nuovo. Così nell'86, forse anche a causa di una storia d’amore finita male, cominciai a dedicarmi con assiduità al bouncing, allenandomi sette ore al giorno!
COM'E' LA VITA DA RECORDMAN?
Preferisco allenarmi e consolidare le cose che faccio bene, piuttosto che sperimentare cose nuove. Se rimani un appassionato allora è possibile dedicarsi a un po’ di tutto, ma quando decidi di diventare un professionista allora è molto difficile riuscire ad allenarsi e diventare bravo con tutto. Nel 1987, alla convention europea di Saints, in Francia, presi parte al public show con un numero di bouncing a otto palline e l'anno successivo, alla convention di Bradford, il manifesto della convention era dedicato a me che mi esibivo sul palco di Saints. Nel 92, in Giappone giocai con sette palline per 23 minuti ininterrottamente, ma già nell'86 facevo otto palline per quattro minuti e mezzo, e ho fatto nove palline per mezzo minuto. 23 minuti sono lunghi, e sicuramente i primi minuti sono i più difficili. Devi mantenere costante il livello di concentrazione, e stare attento a non distrarti troppo, perchè, soprattutto quando riesci a mantenere a lungo uno schema, pensieri paralleli fanno presto capolino e ti ritrovi a pensare al tipo che hai incontrato il giorno prima, a cosa vorresti mangiare per cena e altre cose del genere, che possono facilmente farti sbagliare.
Sono ormai conosciuto dappertutto per i miei numeri di bouncing e ho lavorato in America e in Giappone, dove vengo ogni anno scritturato per una serie di performance. E' un'immagine che in parte mi gratifica, anche perché ormai in tutti i posti dove vado vogliono vedermi solo fare il bouncing. Al tempo non esistevano molti tricks, e le varianti erano quelle classiche circensi, del tipo back crosses, sotto le gambe, e non esisteva niente del tipo multiplex, multihanded, mill's mess, etc. Ma il mio stile, anche dopo l'introduzione di nuove tecniche, è sempre rimasto lo stesso, molto essenziale
SUGGERIMENTI TECNICI SUL BOUNCING?
Per praticare il bouncing ai massimi livelli hai bisogno di un pavimento molto compatto. Io uso una lastra di un granito che si chiama Labrador, spessa due centimetri, anche se dovrebbe essere tre centimetri. ma già così pesa venti chili, per cui puoi capire le difficoltà di trasporto, per me che non ho la macchina, e che devo ricorrere sempre ad un carrellino. Infatti non l’ho portata qui a S.Giovanni, e nemmeno a Torino due anni fa, preferendo una partecipazione più informale.
Le palline devono essere al silicone, io uso quelle di Facchini o le Dubai, che vengono considerate le migliori. Ci sono cinque misure di diametro differente, io uso la terza, a volte anche la quinta, che cominciano ad essere pesanti e che puoi usare per cinque palline, massimo sette. Nessuna pallina rimbalza al 100% e devi sempre lanciarla un po’ verso l'alto per poterla fare atterrare nell'altra mano. Tra l'altro una pallina che rimbalza troppo non funzionerebbe bene per il bouncing. Una caratteristica importante è la qualità del rimbalzo. Le palline al silicone rimbalzano sempre allo stesso modo, col caldo come col freddo. Io c'ho giocato con la neve in Svizzera, senza incontrare difficoltà. Le bouncing ball che fanno adesso sono pesanti, fanno rumore. Ai professionisti consiglio le americane che però costano 50 dollari al pezzo! Chiaramente gli appassionati cominceranno con palline più economiche, anche se dalle prestazioni meno professionali, e poi se si scopre che il bouncing è la propria passione si investe in palline più affidabili.
E' UNA TUA SCELTA QUELLA DI LAVORARE DA SOLO?
11 anni fui chiamato dal Cirque du Soleil, dopo avee visionato un video che gli avevo inviato, dietro suggerimento di Dimitri. Fui chiamato per un’audizione e rimasi con loro un mese. Alla fine mi proposero di firmare un contratto per due anni, ma non me la sentii. Avevo problemi d'amore e ho sempre preferito conservare la mia indipendenza, così, nonostante fosse il più bel circo del mondo, al momento della firma rinunciai. Avrebbe significato diventare famoso, guadagnare tanto, fare un'esperienza di lavoro collettivo con coreografi e registi di grosso calibro. Era la mia chance per uscire dalla routine di quegli anni, ma sono contento lo stesso perché poi ho conosciuto la ragazza della mia vita.
UNA SCELTA DI CARATTERE QUINDI?
Sono un tipo molto tranquillo e non a caso il mio nome anagrafico coincide con quello artistico. Mi piace stare a casa ad allenarmi, in compagnia della mia ragazza, quando non ho un contratto di lavoro vado in piazza il sabato nelle grandi città, perché è un contatto con il pubblico che mi piace conservare e poi ti dà la possibilità di essere visto e magari scritturato per altre performance. Un’agenzia giapponese da dieci anni mi organizza spettacoli in Giappone. Anche quest'anno sarei dovuto partire, il 22 giugno, con un contratto per due mesi di lavoro, pagati benissimo. Dieci giorni fa mi arriva invece un fax con su scritto "bancarotta"! Avevo già la valigia pronta, e quando Salvatore mi ha invitato a venire a S.Giovanni ho "preso la palla al balzo"! Non vado alle convention da almeno dieci anni, a parte la parentesi di Torino, e nemmeno sapevo che esistesse una convention italiana! In Italia sono ancora sconosciuto, ma se i giocolieri italiani cominciano ad organizzare convention sono contento di poter venire qui ogni tanto.
COSA TI RISERVA IL FUTURO?
Sono particolarmente felice in questo periodo, perchè diventato papà da poco più di un mese! Mi piacerebbe dedicare questo articolo a mio figlio Gian Luca, la mia compagna Daniela e a tutti i giocolieri.
Devo ammettere che dopo venti anni di giocoleria mi alleno di meno e faccio più fatica a tenermi in forma. E' vero però che, nonostante l'età, il juggling mi ha aiutato a sentirmi comunque sempre giovane. Dopo essermi dedicato al bouncing ho lasciato la giocoleria aerea ma adesso vorrei riprendere le clave, i cerchi. Inoltre, non ho mai fatto passing, perché a quei tempi era difficile trovare altri giocolieri, così finivo per allenarmi da solo, e mi dispiace un po’ in verità perché vedo come tutti gli altri siano coinvolti dal passing, ma non è detto che non possa presto provarci. Con il bagaglio tecnico che ho acquisito non dovrebbe essere difficile cominciare. in America fanno passing con il bouncing con 14 palline!
Sono molisano, nato a Termoli, dove sanno che sono giocoliere e faccio spettacoli. Ma non mi sono mai esibito nella mia città. Mi piacerebbe anche lì fare un bello spettacolo in piazza, in estate, quando c'è tanta gente. Ma per ora mi piace andare a Termoli ogni tanto e fare una passeggiata, come tutti i turisti; forse più in là......
Antonio Bucci