Andreas l'astronauta

 

 

DA QUALE RAMPA DI LANCIO SEI PARTITO?

Ho cominciato in Germania nei primi anni 80 e sono andato spesso in Francia, che era vicina. Autostop, bicicletta, moto, a piedi, c'era movimento, fermento, gente che girava, e poi il fascino di andare all'estero. Lì ho cominciato a vedere spettacoli di teatro e di giocoleria per strada. Al tempo c'erano tanti inglesi, che venivano in carovane con bus e camion, i primi circhi itineranti, un movimento di travellers, e questa cosa mi ha affascinato molto. Anche in Germania, con il movimento politico degli squatters, delle case occupate, si respirava aria di grandi cambiamenti. Lì ci siamo trovati con degli amici a fare i primi spettacoli. Io e te facciamo i giocolieri, loro fanno il tip-tap, abbiamo messo giù un programma alla buona e siamo andati alla festa del paese, e per me è stata la rinascita. Prima facevo teatro, giocoleria, acrobatica, però sempre nel tempo libero o in feste private. La strada mi ha fatto invece venire i brividi, e mi ha dato una scossa nella vita che mi sono proprio ripreso, perchè mi stavo proprio ammosciando e cominciavo a pensare ma che cazzo di vita è questa. Da lì è partitao questo gruppo, che è stato insieme tre anni, facendo piccoli viaggi in Francia, dove incontravamo altri viaggiatori. Siamo però sempre tornati, e una volta a casa, mi ritrovavo con il telefono, bollette, etc, e quello che guadagnavo con gli spettacoli non mi bastava per vivere. Allora sono dovuto andare di nuovo a lavorare come carpentiere per sostenermi, però era sempre tutto in funzione delle bollette, della casa, così a quel punto ho rinunciato alla casa, al diritto della casa. Ho detto me ne frego, mi aggiusto un carrozzone e mi sgancio dalle forzature economiche per un attimo.

 

FINALMENTE GIRAMONDO?

Feci questo passo con la mia compagna, che andava a lavorare, mentre io mettevo a posto un carrozzone di legno degli anni '20, un trattore che andava a 18 Km. all'ora. Partimmo così per la Francia, col cane e tutta la barracca. Viaggiavamo e dove ci trovavamo la sera là si faceva lo spettacolo. Non c'erano possibilità di andare a fare contratti lontano. Era come creare un mondo proprio. Abbiamo fatto un primo giro, poi siamo tornati in Germania, per ripartire in sette con quattro furgoni e il trattore. Siamo arrivati al Mediterraneo, a Marsiglia; a destra si andava in Spagna, a sinistra in Italia. Io avrei preferito andare in Spagna, ma tutti gli altri preferirono l'Italia, e così fu. Dopo sei settimane il gruppo si è scassato, e siamo rimasti in due, io e la mia compagna. In Umbria abbiamo incontrato il Circo Bidone, che sono francesi, e abbiamo fatto una stagione con loro. Siamo agli inizi degli anni '90, e dopo la collaborazione con il Circo Bidone, ho girato da solo, approdando a Roma, dove c'era una manifestazione di Stradarte per la liberalizzazione delle piazze. Il primo contatto con il Forte lo avevo già avuto ad un congresso di anarchici a Francoforte. Lì facevo spettacoli di giocoleria e acrobatica con il mio primo gruppo, ed alcuni del Forte ci avvicinarono, invitandoci a venire a Roma. Era ottobre, ed era un momento particolare per il Forte, e anche per me. Dopo aver girato da solo per un anno, mi sentivo un pò sradicato, non avevo altri punti di riferimento. Al Forte trovai una situazione simile a quella da dove ero partito, un movimento di occupazione autogestita proiettato nel sociale, a cui credo tuttora. Era anche un momento di apertura del Forte a nuove dimensioni, e noi abbiamo portato nuovi momenti del gioco, del corpo del rapporto, lavoro che si è concretizzato con la compagnia "Filo Forte". Così sono rimasto al Forte, tenendo corsi di acrobatica fino a quando sono andato via. Adesso mi sono un pò distaccato, sto di più in giro, anche perchè sette anni in un posto sono tanti ed è giusto che ci sia un ricambio.

 

QUALE BUSSOLA GUIDA I VOSTRI SPOSTAMENTI?

Ho avuto la fortuna di girare con il Circo Bidone vecchia maniera, dove ci esibivamo in numeri circensi ma con impostazione teatrale, con personaggi, storie, ed avevamo anche i cavalli. Eravamo in sette, viaggiavi la mattina, arrivavi nel pomeriggio in paese, posavi i cavalli da qualche parte con i carrozzoni, iniziavi a montare. La mattina dopo montavamo il circo, che richiedeva tre, quattro ore, mangiavi, il pomeriggio parata, la sera spettacolo. Se andava molto bene il giorno dopo di nuovo parata nel pomeriggio e replica dello spettacolo la sera. Il mattino dopo smontare, viaggio nel pomeriggio e in serata arrivo nel paese successivo. E così da maggio fino ad ottobre. Era molto bello e molto forte, un ritmo, quasi un respiro. Una scuola anche dura, ma ora montare il filo, che richiede tre quarti d'ora, con tutti che mi dicono "mio  Dio, che culo", in realtà è uno scherzo se penso a quello che abbiamo fatto allora. Nei circhi grossi la routine è ancora più dura, è una vita che non entra nei parametri della comodità dove fai lo spettacolino e poi vai a casa tranquilllo.

Una volta fare degli spettacoli era molto più facile, più veloce. Musica, fiaccole, monociclo e via. Ora è tutto diverso perchè abbiamo una struttura e giriamo più spesso con contratti e rassegne organizzate. Quando arriviamo nei paesi, vediamo il posto, magari prima della parata parliamo pure con il sindaco, o con qualcuno dell'amministrazione pubblica. Voglio sganciarmi un pò dai festival e scegliere una zona, dove rimanere due, tre mesi. Lì ti fai tutti i paesi, parli con le autorità della regione, collabori con i gruppi teatrali locali, le scuole, i musicisti. Questo è per me una meta. Il festival mi va anche bene, ma orientarmi solo sui festival mi deprime un pò, perchè una data quà, una data là, finisco con il percorrere l'Italia su e giù cinque volte in un mese. E' una modalità perdente, perchè non parto da casa e vado e faccio. Io sto in giro, è diverso, ed ho un mezzo lento come una lumaca. Finirei con il fare l'artista di autostrada!

 

COSA COMPORTA AUTOGESTIRSI COMPLETAMENTE?

Viaggiare con la propria compagnia è più duro, perchè non c'è nessun capo che ti dice quello che devi fare. Non trovi niente pronto, devi fare tutto tu, dall'allenamento, al palco, tutto. E se non stai bene, se non sei presente al 100%, sempre, per la roba, per il materiale, per i mezzi, per gli spettacoli, non può funzionare. Io adesso vado sul filo a 2 metri e mezzo, che non è alto. Non sto a cinquanta metri, però se non sono presente mi spacco la capa comunque, anche da due metri e mezzo. E c'è una verità in questo che mi piace.

Quando viaggiamo in tanti è molto bello, però più sono le persone, maggiore è il lavoro per mantenere un equilibrio, perchè ognuno è caotico. Tu pensi "Ah siamo in tanti, quindi ci possiamo rilassare, qualcuno farà qualcosa al mio posto". Questo è vero, ma perchè funzioni tutti devono impegnarsi di più, e una volta che tutti hanno capito questo, tutto diventa più facile, e più forte, ed anche quello che torna in cambio è più forte. Si vede nello spettacolo, si vede quando ti presenti, quando arrivi al paese.

 

UNA VERA E PROPRIA ALCHIMIA DI GRUPPO

E' importante trovare il linguaggio del gruppo. Qual è la disciplina che unisce il gruppo? Si fa acrobatica, si fa yoga, si fa giocoleria, dov'è che il gruppo trova l'identità? Dove sta l'anima del gruppo? Dove prende il respiro? Dov' è il suo punto di appoggio? Per me l'acrobatica è un ottima pratica, perchè implica il contatto con il corpo; il corpo non mente e anche le tensioni interpersonali più impalpabili con l'acrobatica si manifestano.

Nei rapportti all'interno del gruppo c'è tutto un altro capitolo, di verifica, di confronto con il proprio limite. Quando sei insieme alle persone per così a lungo che fai scorreggi o non scorreggi? La scorreggia, metafora dei nostri lati negativi, esiste. Che fai la trattieni, la lasci andare? Bisogna trovare il modo di conoscersi, di accettarsi, di cambiare. Non puoi costringere le persone a lavorare se non viene da dentro è inutile e porta solo ulteriore stress.

L'altro giorno abbiamo litigato poco prima dello spettacolo, ci siamo urlati addosso, siamo esplosi su alcune cose che ci portavamo dietro, e poi paf!, tutto finito, vai in scena e trovi il momento di stare insieme. Uno spettacolo davvero forte dà la forza di affrontare tutti i problemi che ci sono. La razza umana è insopportabile, siamo proprio pieni di problemi. Quando stai insieme queste cose escono fuori e ti accorgi se le persone sono cresciute e quanto. Ammettere i propri limiti ma non fare niente per superarli, questo è secondo me il punto critico dove le compagnie si sciolgono. Sono ostacoli che superi solo se hai una motivazione forte ad andare avanti, come lo spettacolo, l'amore per l'arte, per le persone, per tutto.

 

TI PIACEREBBE UNA COMPAGNIA NUMEROSA?

Tengo molto al gruppo ristretto. Le situazioni più belle si creano quando arrivi in paese e c'è una dimensione umana, magari una piccola piazza, ma stai insieme alla gente. L'anno scorso abbiamo partecipato ad un sacco di grosse rassegne, festival, anche pagati bene, ma la cosa più bella ci è capitata in Abruzzo. Abbiamo fatto la parata in un paese sperduto, che contava forse 600 persone. Sono venuti in 400 a vedere lo spettacolo. Poi i soldi erano pochi, però ci hanno portato da mangiare e da bere!

Nel viaggiare insieme ho trovato difficoltà nel dare continuità a una storia. Forse siamo nordici e abbiamo bisogno di materiale, di lavorare, di sudare, di mettere su cose per sentirci bene. Magari il carattere mediterraneo non è così, non lo so, però in Inghilterra, in Germania in Spagna, in Francia ho visto più spinta, più fiducia. In Italia, dopo un' estate di spettacoli in giro, tutti hanno voglia di tornare a casa. Quando viene la stagione fredda, con il sole che tramonta presto, subentra l'angoscia. Ma è bello anche quando fa buio presto e tu sei in giro per fare spettacoli. Prima di Natale eravamo l'anno scorso in Liguria e siamo andati in città con la musica e il fuoco!! Tutti tornano a casa, sono finite le vacanze e tu ancora sei in giro, superi quel momento ed è fortissimo.

Comunque ci credo ancora, e mi rifiuto di rinunciare all'idea della compagnia che viaggia. Voglio ancora provarci, ma voglio riflettere bene, perchè per me la continuità è cosa più importante. E' dal 95 che ogni anno formiamo un gruppo, pensando di essere finalmente quelli giusti, e poi, per una ragione o per l'altra, il gruppo si scioglie. Ora magari vado in giro a caricarmi. Un pò in Francia, un pò in Spagna, dove ho visto ragazzi come noi montare tendoni e fare numeri fortissimi.

 

COME SI METTE SU UNO SPETTACOLO?

Questo è un grande segreto, è l'alchima del gruppo. Perchè quando ti metti insieme agli altri non sai dove ti trovi. Noi come gruppo ci siamo ritirati per montare lo spettacolo. Abbiamo lavorato per un mese e mezzo insieme senza mai esibirci. Solo quando abbiamo fatto la prima davanti agli amici ci siamo accorti che potevamo farcela, non prima. Quando fai la verifica e stai in scena e senti che c'è energia nel gruppo, allora puoi superare tutti i limiti. Abbiamo lavorato molto sul compromesso. Nel lavoro sulla presenza, sulla voce, sull'acrobatica, nella giocoleria, nella musica, arrivavi sempre a un punto critico, dove magari a qualcuno non piaceva o non aveva voglia, e allora ci siamo avvicinati a vicenda. Quando poi esce qualcosa di bello, di nuovo, allora ti accorgi che valeva la pena andare insieme, lasciare un pò di quello a cui tieni.

Continuiamo a fare le prove di repertorio dello spettacolo, come giocoleria, acrobatica, ed altri pezzetti, ma se vogliamo cambiare qualcosa di forte, tipo l'inizio, dobbiamo metterci tutti a disposizione. Fare questo durante l'estate è difficle. E' un progetto autunnale, invernale, ma non accade mai perchè da cinque anni il gruppo si scioglie prima!

 

SEI DAVVERO L'ARTISTA CHE VORRESTI?

In questa fase della mia vita sto cercando di allenarmi molto, ogni giorno. Vorrei andare oltre, e mi rendo conto che solo il desiderio non basta. Alla mia età ci vuole di più per acquisire dei movimenti nuovi e una maggiore sicurezza sul filo. Magari il viaggio ti porta fuori per tre quattro giorni, ma il quinto giorno hai la possibilità di montare il filo ed allenarti, e anche se sei stanco devi approfittare di quella opportunità. Ti dici ma perchè adesso, rilassati un attimo, e invece no, è proprio in quel momento che hai la possibilità di crescere. Hai bisogno di lavorare sulle sensazioni, di affinare la sensibilità, di nutrire il personaggio, di essere sicuro nella tecnica, di starci con tutta l'energia, di liberarla.

Ho quasi quarant'anni, ma mi sento ancora in crescita; sto lavorando sulla spaccata, la faccio con dolore, ma da gennaio ci sono arrivato e vorrei farla sul filo, magari ci riesco l'anno prossimo. Ho cominciato a muovermi a 25 anni. Allora fare una verticale era per me una cosa impossibile, ora invece ci lavoro; ci sono voluti più di dieci anni e magari qualcuno ci arrva in due mesi perchè è più portato. Pazienza! Ognuno ha i suoi ritmi. E non penso che farò mai salti mortali sul filo!

 

QUAL E' IL TUO PENSIERO SUL RUOLO DELL'ARTISTA

La giocoleria era all'inizio la scusa per essere presente in piazza e con la giocoleria poi comunicare tutto il lato umano, ma già dopo un pò mi ero rotto le balle di fare solamente il giocoliere. Avevo il bisogno di donare qualcosa, di divertire, di far ridere, di scambiare, perchè la gente è ospitale, ti accoglie in famiglia, ti dona amicizia. Questo non significa che ho messo da parte la giocoleria, mi piace ancora tantissimo allenarmi, così come mi piace vedere un giocoliere tecnicamente bravo che esegue il suo spettacolo come una danza.

A volte mi chiedo cosa diavolo vuole la gente, vuole essere presa in giro? Anche il comico ha una responsabilità forte nella società; dobbiamo sensibilizzare, portare emozioni. Ci sono così tante tensioni, così tante frustrazioni, che nel momento in cui la gente lascia la presa, si lascia andare appresso ad uno spettacolo, se la ride un attimo, si diverte, riesce a liberare un sacco di tensione. Poi la gente va a casa, non è che la vita è cambiata, hanno sempre tanti problemi, ma sono un pò più sciolti, riecono ad affrontarte le loro problematiche in un modo più distaccato. E' importante sensibilizzare, far capire delle cose semplici, far passare un messaggio. Il dialogo, lo scambio, l'ascolto sono valori importanti. In questa società cosa abbiamo a livello di ascolto? La radio, la televisione, ma non ci ascoltano, ne veniamo risucchiati. Nel momento in cui siamo presenti e reali, allora c'è lo scambio, c'è l'umanità, l'ascolto, la possibilità di dirsi delle cose. Come artista io credo sia importante mirare sempre in alto. Hai una responsabilità quando ti metti in piazza davanti alla gente. Quando fai l'artista di strada nessuno ti ha chiamato. Allora se ti ci metti, se prendi tempo ad energia alla gente, devi proporre qualcosa.

Osservavo Roberto, questo mimo argentino, e la cosa più bella era che aveva una verità, non era finto. Perchè si è messo a disposizione dell'arte, come chi fa le cinque clave o la verticale con lo stesso spirito. Non è che noi artisti siamo bravi, semplicemente mettiamo il nostro corpo a disposizione dell'arte, rispettando le sue leggi. E non è una legge scritta da qualcuno, è la legge dell'esistenza. Chi lavora seriamente ha una grossa umiltà rispetto all'arte. Ti metti al suo servizio, perchè provi così tanto, e solo dopo conquisti la libertà di esprimerti. E' una possibilità che hai, altrimenti puoi anche decidere di fare tutto incazzato e in tensione, se preferisci.

 

Andreas Hecker

335 389432

 

 

 

 

 

 

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