a cura di Alessandro Serena - aserena@iol.it
La trasmissione delle tecniche avveniva nell’antichità attraverso insegnamenti tramandati di generazione in generazione. Il primo istituto per l’apprendimento di tecniche dello spettacolo popolare del quale esistono testimonianze attendibili sembra essere stato il celebre Giardino dei Peri, fondato in Cina, nella prima metà del 700, dall’imperatore Xuanzong. In esso le discipline venivano insegnate serbando uguale attenzione musica, canto, danza, ginnastica ed acrobazia.
In occidente furono invece i giullari che giravano fra castelli, corti e palazzi, a tenere viva una tradizione già allora vecchia di millenni e a tramandare le tecniche del corpo, confluite poi non solo nelle piste dei circhi, ma anche nelle palestre di ginnastica e nei campi di atletica.
La prima vera e propria Scuola delle Arti del Circo e del Varietà è stata quella di Mosca, fondata nel 1927, nell’ambito del piano di nazionalizzazione dei teatri e dei circhi avviati da Lenin nel 1919. Dopo la seconda guerra mondiale un po’ tutte le nazioni facenti parte del blocco socialista si adeguarono al modello russo, creando organismi centrali di controllo delle attività del circo e del varietà e, laddove possibile, aprendo scuole con tale indirizzo professionale.
Altro passo importante per assicurare la trasmissione di un bagaglio di conoscenze così ampio venne compiuto nel 1972 in Francia, attaverso due importanti fusioni fra il mondo del circo e quello del teatro: il regista cinematografico e mimo Pierre Etaix ed Annie Fratellini, discendente della celebre famiglia di clown, crearono l’Ecole Nationale du Cirque. Due anni più tardi l’attrice Sylvia Monfort e l’elegante addestratore di cavalli Alexis Gruss fondarono il Centre de Formation des Arts et Techniques du Cirque et du Mime. In entrambe le scuole si insegnavano, accanto alle tradizionali discipline circensi, anche tecniche del teatro, della danza e del mimo. Nel 1985, con l’appoggio di Jack Lang, allora Ministro della Cultura e dello Spettacolo, la Francia creò la sua prima scuola di circo pubblica riconosciuta a tutti gli effetti dallo stato, il CNAC, Centre National des Arts du Cirque, che ha sede a Chalon, dando così il via in Francia ad un proliferare di scuole di arti circensi.
L’ESPERIENZA ITALIANA E IL “RESTAURO” DELLE DISCIPLINE
Per quanto riguarda la giocoleria, l’Italia, è noto, ha avuto grandi esponenti. Molti indicano in Enrico Rastelli (1896-1931) il più grande giocoliere di tutti i tempi. Dopo di lui sono venuti alcuni emuli: Massimiliano Truzzi, Paolo Piletto Pickermann, Paolo Bedini -Tafani, Angelo Piccinelli. Poi Sergio e Vinicio Chiesa ed Eduardo Raspini (seppure di passaporto tedesco). In seguito Gilberto Zavatta, Nando, Paolo e Mauro Orfei, l’elegante Luciano Bello ed il virtuoso Alberto Sforzi. Da ricordare anche il lavoro di gruppo dei Medifreds, i Folco o i Di Lello.
Ma con la trasformazione dei circhi da imprese famigliari ad aziende, negli anni settanta diventava sempre più difficile per i circensi tramandare alle nuove generazioni le discipline di base della pista. Così, per far fronte alla crescente difficoltà nella trasmissione di tecniche circensi, venne creata l’Accademia del Circo di Cesenatico, anche grazie all’emanazione della 337 del 1968 che “riconosce la funzione sociale del circo”. Grazie alla sua funzione rivitalizzante, e con l’aiuto di istruttori di tradizione (Caroli, Larible, Sforzi) ed altri provenienti dalla scuola di Mosca, sono così emersi alcuni allievi dotati di un certo talento, tra i quali citiamo Marco Moressa, Ruby Merzari, Terence Rossi, e più di recente Shirkey Lizzi, Gabriel Agosti e Willy Colomabioni.