Teoria e pratica della giocoleria
Laboratorio tenuto da Daniel Romila, a cura di Alberto Fontanella      

Alberto Fontanella
La giocoleria è una pratica che disciplina corpo e mente, rilassando il corpo mantiene concentrata la mente, quale attività più indicata per uno studente? L'idea di un laboratorio di giocoleria all'Università nasce dal basso. Sono uno studente appassionato di giocoleria e ormai da anni porto con me gli attrezzi ovunque vado, persino all'Università dove mi  intrattengo giocolando tra una lezione e l'altra. Da sempre questo ha sollevato la curiosità di tanti altri studenti e qui a Milano numerosi ragazzi e ragazze che mi hanno chiesto informazioni o istruzioni per iniziare a praticare. Così un anno fa ho presentato un progetto di laboratorio al professor Paolo Bosisio, titolare della cattedra di Storia del Teatro della Statale di Milano. Il progetto è stato accolto ed ho iniziato a collaborare con Daniel, formatore ed artista professionista, per articolare e sviluppare un progetto adatto a studenti universitari. Il laboratorio è stato associato al corso di studi di Storia dello spettacolo Circense e di Strada tenuto dal prof. Alessandro Serena, che qui ringrazio per la possibilità che ci ha dato. Il nome del laboratorio fa riferimento alla sola giocoleria, ma il corso è stato fortemente impregnato di corporeità, anzi direi che Dan ha puntato primariamente sul corpo e secondariamente sugli attrezzi, scelta molto appropriata. Quello che abbiamo voluto fare è lasciare qualcosa di duraturo agli allievi e questo è possibile solo partendo dalle radici di tutto, vale a dire corpo e mente, sguardo e attenzione. 

Daniel Romila
In  questo laboratorio, tutto nuovo nel modo in cui è stato strutturato, io e Alberto abbiamo voluto creare un intero quadro sulla tecnica e pratica della giocoleria e siamo riusciti a definire una forma. I partecipanti al corso potevano capire in sostanza quali sono i primi passi (conoscenza dello spazio, conoscenza del corpo usando tecnica di giocoleria, lavoro individuale e di gruppo ), dal lavoro nello spazio al lavoro di fiducia e come primo passo secondo me i partecipanti hanno realizzato la conoscenza del proprio corpo e hanno cercato di superare i propri limiti. Il laboratorio è riuscito a dare l’entusiasmo di fare le cose senza pensare e di continuare a superare limiti appena scoperti, trovare modi di imparare e diventare consapevoli di tutto quello che ci circonda in questo mondo che si chiama circo. La seconda parte del laboratorio è stata dedicata alla conoscenza dei propri limiti fisici e ad iniziare a capire il lavoro, sia in singolo, sia in gruppo. Più procedevo con il lavoro, più i ragazzi erano entusiasti e si vedeva nei loro occhi quanto fossero felici. Più facevano più si caricavano di energia per fare tante altre cose. Ammetto che pretendo molto, a volte più di quello che i ragazzi mi possano effettivamente dare, ma il Circo non è soltanto un arte, è anche un strumento di comunicazione e di condivisione. Per me è importante che ognuno di noi metta qualcosa in quello che fa, proprio come in questo laboratorio ognuno ha messo del suo e questo non è merito mio o di Alessandro o di Alberto, questo è Circo ed io sono contento che per un mese e mezzo insieme abbiamo condiviso emozioni, sentimenti … e tante cose difficili.      

Feedback dagli studenti

Valentina
La giocoleria mi si è presentata come una disciplina tosta ed esigente. Senza la perseveranza, la pazienza, l’ascolto e la percezione di se stessi e dello spazio intorno, i risultati non arrivano. La giocoleria pretende dal corpo, dalla mente e dall’istinto un’attenzione insolita, forse mai sperimentata.Il percorso in cui Daniel Romila e Alberto Fontanella  ci hanno accompagnato - esercizi incentrati sulla propria persona, la propria presenza nello spazio, la percezione degli altri, il ritmo, alternati a momenti dedicati nello specifico alla giocoleria con qualsiasi tipo di attrezzo - ha richiesto molta serietà e costanza. Daniel, con la sua passione e grandissima professionalità, mi ha indicato questo nuovo livello su cui vivere le cose, dalle più semplici alle più complesse. Altrettanto ha fatto Alberto, che partendo da una posizione più vicina alla nostra, è stato un carburante necessario per raccogliere stimoli ed energia necessari per questa esperienza. Porto dentro ora una forte convinzione: il futuro a cui molti di noi aspirano, avendo scelto questo percorso di studi, che si rivolge tendenzialmente ad un ambito organizzativo e manageriale nel campo dello spettacolo, si costruisce non solo con le conoscenze teoriche (ovviamente fondamentali), ma anche con un’altrettanto necessaria esplorazione diretta del lavoro e della vita dell’artista.

Federica
1…2… pallina caduta, abbassati, raccoglila, riprova...1…2…pallina caduta, abbassati, raccoglila, riprova… 1…2…3…cosa sta succedendo? A un certo punto, qualcosa fa clic e fai il quarto lancio, poi il quinto, il sesto... sorridi, sei quasi sicuro che ormai è andata, qualche prova ed è fatta….ma non è così! A dir la verità uno spiraglio si è aperto davvero, ti sei sbloccato, hai fatto quel quarto lancio che la tua testa, imbrigliata nella perfezione del numero tre, non riusciva a fare. Ora, però,  inizia la parte difficile, divertente, frustrante e stimolante al tempo stesso. Si apre un mondo fatto di ritmo, di attenzione, concentrazione e consapevolezza...perchè puoi anche fare il decimo o ventesimo lancio ma se per prendere la pallina ti ritrovi contro un muro e non ti sei nemmeno accorto di come cavolo ci sei arrivato addosso a quel muro forse è meglio ripartire da capo!) E pensare che in fondo bastava farlo quel quarto lancio, lasciare andare ancora una volta quella pallina, e, insieme a lei, lanciarti anche tu.  

Eleonora
Scoprendo questo mondo non solo mi rendo conto che il circo è una delle discipline più faticose e costose in termini di tempo, ma soprattutto che…al circo non si può barare!Trovo che avere inserito questa disciplina all’interno dei nostri laboratori sia stata un’idea geniale. In piccolo anche noi stiamo sperimentando la durezza e la concentrazione (per quanto sia possibile in quattro ore la settimana!) che servono per riuscire a realizzare un piccolo numero di giocoleria! Oltre al riscaldamento iniziale, che per chi non fosse abituato è comunque impegnativo, c’è il momento del lavoro in coppia in cui ci si abitua alle prese che non sono assolutamente un scherzo!Sperimentare i nostri limiti non capita spesso nella vita, e riuscire a superarci in questi piccoli esercizi significa cominciare ad acquisire consapevolezza di sé e ascolto vero degli altri.

Federico
Palline, clave cerchi, diabolo ed ogni altro oggetto insieme alle nostre mani, al nostro viso ed al nostro corpo disegnavano continuamente segni e forme con splendidi colori, in un abbraccio di movimento, sensazioni ed emozioni! Il corpo si sagomava con l'oggetto manipolato ed insieme erano un pennello, mosso dalla nostra interiorità, che dipingeva sullo spazio come tela e nel tempo come percorso, il nostro percorso individuale, la vita di ognuno di noi. Mi sentivo come una specie di selvaggio, un vero cercatore. Cercavo me stesso e gli altri in una relazione di corpi giocolieri, plasmando un corpo unico, ovvero il gruppo. Eravamo come strumenti musicali, cercando di conoscere lo spazio intorno a noi e di suonare un vero e proprio concerto. Guidati dalle musiche del nostro magnifico direttore d'orchestra, il grande Daniel, ottimo insegnate, pregevole motivatore, un amico, appoggiato dal suo fido aiutante dallo spirito magico diabolesco, Alberto. La giocoleria, lo spettacolo dal vivo, avvicinano le persone ad essere veramente esseri umani ed a vivere con semplicità.  

Viola
L’insegnamento più importante che ho tratto da questi due mesi di corso è la consapevolezza: di sé stessi come degli altri, dello spazio che ci circonda, del proprio corpo e della disciplina necessaria in questo ambito come in altri della vita. La serietà e il rispetto di sé stessi e del proprio lavoro come di quello degli altri.Nell’aspetto più specifico della giocoleria, oltre alle soddisfazioni personali di imparare nuovi trick o nuovi oggetti, l’aspetto su cui mi vorrei soffermare è l’idea di “spettacolo completo”: la giocoleria non come qualche giochetto “carino” da fare per stupire ma la concezione di juggling all’interno di uno spettacolo completo in tutti i suoi aspetti (scenografia, musica, ritmo, costumi…) che è passata sia grazie alle lezioni teoriche di studio su grandi giocolieri del passato sia attraverso la pratica e il capire l’attenzione e la dedizione che questa materia comporta.  

Rebecca
Giocolare è un insegnamento di vita: insegna a capire lo spazio intorno a noi, a capire l’altro con lo sguardo (elemento fondamentale per eseguire ogni esercizio e in particolare quelli che permettono la collaborazione di più persone), a fidarsi degli altri e di se stessi, a rispettare una disciplina. Noi universitari, così abituati al quarto d’ora accademico, ci siamo abituati a rispettare degli orari precisi, ma abbiamo anche imparato nuove cose sul corpo, come resistere all’impulso di bere subito dopo uno sforzo per permettere al corpo di ritrovare autonomamente e senza traumi il proprio equilibrio. Un mese e mezzo di vero training e allenamento non solo con gli attrezzi della giocoleria, ma anche di riscoperta di muscoli del corpo oramai dimenticati dal troppo studio: addominali, flessioni, prese acrobatiche, stretching… Posso dire solo di essermi innamorata degli attrezzi della giocoleria, ben consapevole in realtà che tutto può diventare un’ispirazione per un numero: cappelli, palle da calcio, bacchette da batterista e chi più ne ha più ne metta! So che al più presto comprerò il mio set di fantastiche clave, l’attrezzo che più mi ha fatto intestardire ed emozionare durante questo laboratorio, non vedo l’ora!  

Fausto
Nei miei anni di studi alla Statale di Milano non ho mai frequentato un corso più utile. Grazie a questo laboratorio io ed i miei colleghi abbiamo compreso di avere limiti e paure che non pensavamo nemmeno di avere, come ad esempio quelli comportati dal salto della corda lunga. E' stata un'esperienza utile anche per comprendere e, anche se marginalmente, provare l'immenso sforzo che un artista svolge per preparare un numero di pochi minuti!   -Annalisa- Questo laboratorio è un'iniziativa nata non senza difficoltà dalla passione di studenti come me e Alberto, chè è riuscito a trovare il supporto degli insegnanti. Un'esperienza unica e molto particolare in un'Università come la nostra che spinge ogni iniziativa ai limiti della pura teoria, lasciando forse troppo poco spazio alla pratica. Gli incontri si sono tenuti due volte a settimana, proprio nella sede universitaria in cui seguiamo i corsi, in via Noto. Ho scoperto che per saper utilizzare al meglio gli attrezzi non basta conoscere dettagliatamente l'attrezzo stesso o l'uso che storicamente se ne è fatto, ma si deve partire dal nostro corpo, scoprendone la spazialità ed i tempi. Solo dopo questa presa di coscienza possiamo inserire gli attrezzi nel movimento, lavorando fino a considerarli parte integrante di noi, trovando e soprattutto mantenendo l'equilibrio tra giocoliere e attrezzo. E' un equilibrio che ogni bambino impara a conoscere sin dai primi passi istintivamente, ma che spesso quando la ragione sostituisce l'intuito e la scoperta, viene dimenticato.  

Alice
Dan ha cercato di trasmetterci al meglio la sua passione, nonché la sua vita. Attraverso esercizi di gruppo, esercizi fisici ha provato a darci gli strumenti per praticare la giocoleria, ahimè non credo di averli appresi al meglio, per scarsa dedizione personale e per un po’ di ‘paura’ delle clave, di fronte alle quali io personalmente mi blocco… diverso è stato con le palline, divertenti e per me poco più semplici (e meno pericolose) da giocolare. Un aspetto che, anch’io come molti miei compagni ho apprezzato, è l’idea di giocolare come metafora della vita:’non riesco ci provo’, ‘cadono le palline, mi abbasso, le raccolgo e ci riprovo’.  

Julie
E' stata una scoperta su tutti i punti di vista e completamente positiva. Ma penso che si possa imparare anche senza fare affidamento sull'autorità dell'istruttore, che in questo laboratorio è stata a mio avviso troppa. Non si può neanche rimproverare all'istruttore di impegnarsi corpo e anima nel suo lavoro…è stato bello comunque. Se dico questo, non è per fare la cattiva, è che se noi allievi dobbiamo accettare le critiche, si devono considerare le due parti. E ci deve essere uno scambio. Passando dalla “nostra” parte, è stata una bella esperienza di vita, anche molto difficile, (non sono riuscita bene tra l’altro!) C'è stato un buon gruppo, buon ambiente, gente sempre aperta ad aiutare. Progetti di questo tipo si dovrebbero fare più spesso.  

Laura
Sembravano divertirsi e mi incuriosirono. Ragazzi che tra un'ora di lezione e l'altra dai loro zaini estraevano palline, clave, altri “attrezzi strani” e si mettevano a giocare. E così è iniziata l'esperienza che passo dopo passo mi sta dando gli insegnamenti più grandi che io fin'ora abbia ricevuto dal mio percorso universitario. Fino a poche settimane fa avrei pensato un discorso di questo genere poco si addicesse ad un laboratorio di circo, ma fin dalla fine della prima lezione sono uscita dall'aula con delle idee ben diverse da quelle con cui ero entrata. Grazie a Daniel e ad Alberto, alla loro professionalità, alla loro esperienza e preparazione l'esito a cui ci sta portando questo percorso credo superi le aspettative di tutti noi partecipanti. Scoprire cosa si nasconde dietro un esercizio che sembrava così semplice, e non studiandolo sui libri, ma provandolo nella pratica, sudare, stancarsi, pensare di essere arrivati a dare il massimo ma poi scoprire che se tu ti fermi anche il lavoro del gruppo viene compromesso, e quindi trovare le risorse per riprovarci, per fare un altro salto, per chinarti l'ennesima volta a raccogliere una clava. Rigore, rispetto, un po' di severità e tanta voglia di mettersi alla prova, queste sono le cose che vedo ora dietro ad un esercizio e questo è ciò che mi ha fatto capire la differenza tra giocare e giocolare con un attrezzo. Ora, con un po' più di consapevolezza, posso dire che quella mia prima sensazione non era stata sbagliata: quei ragazzi si stavano davvero divertendo.  

Paola
Mi sono avvicinata alla giocoleria con il mio solito spirito leggero e auto-indulgente, mi ero ripromessa che ci avrei provato senza però farne una malattia. Pensavo di dover imparare solo un esercizio fisico, meccanico, e invece mi sono trovata davanti una sfida con me stessa, con la mia forza di volontà e la mia concentrazione. Le prime volte che mi cimentavo con la giocoleria provavo solo un miscuglio di sensazioni quali rabbia, frustrazione e alla fine indifferenza. Mi sono così data un ultimatum: o imparavo entro la giornata o avrei mollato senza pensarci mai più. E allora mi sono concentrata, ci ho ragionato su, ho pensato a qualche espediente che potesse aiutarmi (nel mio caso un metronomo per darmi il ritmo. Alla decima volta che mi cadevano ho evitato di imprecare, e fu in quel momento che finalmente mi riuscì il primo passaggio completo. Ho esultato come se fossi stata la prima persona al mondo ad essere riuscita a farlo. Come se lo avessi inventato io! Al contrario di quello che avrei fatto normalmente, e cioè riposare sugli allori, ho ripreso in mano le palline (eh sì perché il passaggio riuscito era solo uno!), e ho ricominciato. E quel giorno non ho più smesso, era diventata una droga, stavo vincendo questa sfida contro me stessa e non volevo mollare proprio in dirittura d’arrivo. Quel giorno penso di aver provato e riprovato per almeno quattro ore...  

Luca
La mia maggiore soddisfazione, in questo laboratorio, è di essere arrivato in tempi insperatamente brevi a giocolare con le palline e con le clave: cosa che non avrei creduto possibile memore, soprattutto, di infruttuosi tentativi ai tempi del liceo. Penso che, in questo caso, il successo sia da attribuirsi all'impostazione estremamente “consapevole” del laboratorio, che non si è limitato all'insegnamento della tecnica di singoli movimenti; viceversa ha posto la tecnica come conclusione di un percorso che, da semplici esercizi di ritmica e coordinazione, permettesse di arrivare alla pratica avendo maturato il necessario ascolto del proprio corpo e dello spazio circostante. Molto utile in tal senso è stato avvicinarsi alla giocoleria con esercizi collettivi, che oltre a rendere necessaria una grande precisione nei movimenti portassero ad una percezione dei movimenti stessi, sia propri che dei compagni, non come a sé stanti, ma come parte di una ritmica “generale”. Proprio questa attitudine alla coordinazione, come ascolto quasi istintivo di ciò che succede al corpo ed allo spazio, è forse l'insegnamento più interessante che potrò ricavare, per il futuro, da questa esperienza nella giocoleria  

Gaia
Tutti manchiamo in qualcosa.. e spesso ciascuno di noi manca anche a se stesso.. se prima di iniziare il laboratorio pensavo solo alla relazione essere-avere, ora ritengo necessario puntare l’attenzione sulla dimensione del FARE. Sono partita pensando alla grandezza del circo, al fascino che esercita su di noi e alla distanza che inevitabilmente ci separa da esso. Ma il lavoro sulla semplicità, sul gesto piccolo ma significativo, ha progressivamente ridotto questa distanza. È stato difficile all’inizio essere posta di fronte ai miei limiti, ma è stato altrettanto interessante vedere come a poco a poco alcuni ostacoli venissero superati con un semplice cambio di direzione. Ho vissuto i passi avanti e le marce indietro come un qualcosa di cui fare tesoro e da proiettare in altri campi, e soprattutto ho avuto la sensazione che la giocoleria fosse un pretesto, un mezzo per comprendere molto altro. Per questo credo che la finalità del laboratorio non fosse tanto l’acquisizione di una competenza tecnica, quanto invece la capacità di rivelarsi agli altri in modo più o meno consapevole, l’apertura dello sguardo verso il resto del mondo e la rappresentazione di sé agli occhi del mondo.

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