Università degli studi di Tor Vergata, Facoltà di Medicina e Chirurgia, corso universitario in Scienze Motorie
Autore: Michele Nobile
mksoft@libero.it
Relatore: Prof. Stefano D'Ottavio
Correlatore: Dott. Gioacchino Paci
Anno accademico: 2009/2010
Introduzione
Un gruppo di acrobati che volteggiano, un clown che fa ridere, giochi, sguardi e parole che agli occhi miopi, alle sensazioni esauste, alla mente saturata e al corpo pigro e appesantito di uno spettatore possono suonare ingenue, utopiche, anacronistiche o velleitarie.
Quando però, questo stesso spettatore si imbatte e si immerge nella vitalità vorticosa del metissage circense tale giudizio decade d’incanto e con esso ogni cinico distacco così che, per pochi minuti soltanto lo sguardo si schiarisce, le sensazioni riaffiorano e fiutano i veri desideri, la mente si libera e il corpo si riaccende e scalpita.
Come è possibile che avvenga tutto questo con così poco, qualche oggetto quasi dimenticato, un luogo qualunque, un po’ di colore e un corpo che si muove? E’ l’eterno enigma che circonda l’arte circense e che innesca e pervade l’intero suo mondo.
Tale riscoperta prende forma e si modella nelle performances, riversandosi con tutta la sua forza soprattutto nel pubblico, non locale ed estraneo ai contesti di nascita degli artisti. Non a caso non è improprio parlare di di glocalismo.
Globale e locale si incontrano e si fondono nelle prodezze e nell’espressività corporee, trasmettendo un diffuso senso dell’umano capace di coinvolgere chiunque,bambino e adulto, povero e ricco, colto e incolto.
Non va comunque dimenticato che questa straordinaria virtù comune che si sprigiona negli spettacoli è il frutto di traiettorie comunitarie e individuali specifiche, da indagare, filmare e svelare di creazione brevi , ognuno dei quali sintetizza l’esperienza esistenziale e artistica di ciascun gruppo.
Prima ancora dei performers ci sono le persone e l’ambiente socio‐culturale e naturale in cui si trovano a crescere e vivere, ambiente che le plasma e le condiziona, orientando le loro scelte, i loro bisogni e i loro desideri, e ripercuotendosi nella loro prassi artistica.
Per quanto inscritta nel solco di una tradizione consolidata e condivisa ogni azione è rielaborata e rimodulata secondo la biografia personale, secondo lo scenario socio‐culturale, secondo le condizioni climatiche e naturali, e nel confronto tra una realtà e l’altra tali differenze emergono con evidenza, sottolineando quanto diverso possa essere il simile.
La profonda diversità del simile è anche alla base della scelta di concentrarci su realtà così distanti. Non si tratta di facile esotismo né di astuto terzomondismo, si tratta piuttosto del bisogno di scoprire e far scoprire la varietà di habitat e di condizioni che contengono e indirizzano un’analoga forma espressiva.
E più tali habitat e condizioni sono distanti, per latitudine e stili di vita, più sono esemplari. Esemplare e affratellante, al di là di latitudini e stili di vita, è l’immenso valore sociale e identitario che viene attribuito alla loro attvità.
La loro arte è uno spazio d’espressione che favorisce il riscatto e il recupero sociali, formando e rafforzando la consapevolezza di sé. Pur con modalità diverse rappresenta un’affinità che di certo s’ingenera e matura nel clima di sottosviluppo e disagio degli ambiente d’origine, e che risponde all’urgenza di utilità dell’arte tipica del mondo in via di sviluppo dove le condizioni sono particolarmente difficili e ogni forma artistica non può che essere percepita come occasione e strumento di rinascita. Tuttavia in arte, più ancora se arte popolare come la loro, l’utilità si commisura alla bellezza che sa emanare e al significato che sa infondere. E’ una sorta di obbligo morale e di impulso estetico che anima il lavoro di tutte le compagnie circensi.
E davvero splendida deve essere quest’arte se punta a sedurre, emozionare e coinvolgere il distratto pubblico. L’aspirazione a questo pubblico, all’incontro‐esibizione con questo pubblico, accomuna per ragioni e tragitti diversi tutte le realtà, e tutte l’hanno soddisfatta, presentando con successo le loro performances su strade e piazze di città e borghi europei e nordamericani.
Le loro attese sono state ripagate? Sono andate deluse? Sono cambiate? Sono alcune domande che a cui ogni spettatore è chiamato a dare risposte, o almeno tentare. E’ un tentativo che impallidisce di fronte all’appassionato sforzo quotidiano di chi è impegnato a trascendere i limiti del nostro corpo, e con esso della nostra mente.