La tre giorni FLIC No Stop, un evento inserito all'interno delle celebrazioni di Flic alla 10, tutti gli ex allievi della Flic sono stati invitati ad una riunion nella loro ex-scuola a base di spettacoli, performance, tempo libero, incontri, conoscenze e festa. Quasi 200 tra allievi ed ex-allievi si sono ritrovati alla Flic per tre giorni, portando ognuno il proprio vissuto, talento, entusiasmo e le proprie emozioni. Per "registrare" l'atmosfera così piena di energia di questi giorni unici nel loro genere abbiamo posto ad una buona parte degli ex-allievi tre domande, chiedendo tre risposte lampo, che potessero in qualche modo raccontare dei loro anni formativi, del loro vissuto artistico, delle emozioni di questa tre giorni. Ecco le tre domande:
1. Elisa Zanlari, ruota tedesca
1. La fame enorme dopo la preparazione fisica, la corsa alla brioche al bar di Livia, l’odore dolce e invitante che usciva dal forno.
2. Nel primo approccio alla ruota tedesca prima di tutto capire che stai muovendo tutto un mondo intorno a te, e devi stare attento innanzitutto a non prenderti una manigliata in testa e aprire le mani nel momento giusto per non schiacciartele.
3. Vedere che ognuno dei ragazzi ha preso strade diverse, ma che tutti sono cresciuti molto sia tecnicamente che artisticamente. E’ una figata! Mentre preparavo lo spettacolo da portare qua mi vedevo il giorno che entravo ai provini tutta timida, mentre ora porto qualcosa di mio e questo mi emoziona molto!
2. Stefanino Kinsman, roue cyr
1. I provini. Durante la preparazione fisica mi hanno chiesto di fare trazioni e io non ero affatto preparato. Ora che faccio esami anche in altre scuole mi ricordo di quel momento.
2. Ero qui alla Flic, stavo girando, ancora non sapevo fare niente, sono riuscito a girare con la figura di base senza fermarmi, completando il giro della pista. Era incredibile, non ci credevo, una sensazione fortissima! Lì ho deciso che sarebbe stato il mio attrezzo.
3. Mi sento molto libero. All’inizio mi sentivo un po’ strano, non sapevo come funzionava. Sento ancora che posso fare qualsiasi cosa, qualsiasi improvvisazione.
3. Davide Demasi, monociclo
1. Era il primo anno della scuola. Mi ricordo che la prima cosa che ho visto entrando erano ginnasti che si allenavano con dei fisici della Madonna, e ho pensato: qua non mi prenderanno mai!
2. L’odore e il colore del grasso che usavo per la giraffa. E’ da lì che ho incominciato a mettere mani sulle bici, cosa che prima non facevo mai. Ricordo le mani sempre sporche di grasso per aggiustare la catena.
3. Ho delle belle sensazioni ad essere qua. Io frequento spesso la Flic perché sono di Torino, ma adesso mi sembra di essere tornato a 10 anni fa. C’è tanto fermento, tutti contenti, tutti vogliono provare
4. Sandro Sassi, filo teso
1. Un po’ la paura di aver perso tutto quello che avevo: il lavoro, la compagna. La grande collaborazione e intesa che si è creata tra me e i compagni.
2. La riscoperta del presente, il vivere il momento in cui sono sull’attrezzo. E ho imparato a dire: potrebbe essere l’ultima cosa che faccio, ma la faccio! Il dolore fisico ai piedi per i primi tre mesi, in particolare la mattina quando li appoggiavo a terra scendendo dal letto.
3. Ritrovare lo spirito di condivisone, gli amici e anche riconfrontare la mia evoluzione con quella degli altri, sia come persone sia come artisti. Stupore e gioia!
5. Raul Gomiero, giocoleria
1. Quando c’era la palestra con i canestri, le sfide a basket con Mike, a fine allenamento.
2. Quando sono riuscito a fare i back cross con le clave: il raggiungimento di una cosa quasi impossibile
3. Notare quanto si sia innalzato il livello tecnico in questi 10 anni.
6. Piero Selva Bonino, giocoleria
1. Le feste alle docce. Oppure a fine giornata, dopo lo stretching, dalle 7 in poi, si metteva la musica, si faceva casino.
2. La conoscenza dell’oggetto: sapere che anche se la tengo ad chiusi so di che colore è. Un’amicizia con l’oggetto che è la base del lavoro che faccio.
3. Mi sembra di vivere 2 anni condensati in 3 giorni. Ieri volando in aereo sopra Torino riconoscevo l’isolato della Flic, l’isolato dove c’era casa mia, casa Dora dove andavamo a fare sempre le feste. Forse sono stato fortunato. Eravamo una super classe, una super promozione, tutti molto legati, ognuno aveva un ruolo, come una famiglia.
7. Fabrizio Solinas, giocoleria
1. Restare ad allenarsi anche dopo che la scuola è finita, solo per il piacere di farlo e vedere che ci sono anche altri come te che restano lì fino a tardi.
2. Alcune volte quando ti viene un tric che non ti aspetti, e il tuo fisico riesce a completarlo, e ti accorgi del gradino che hai appena superato. Ad es. un volta mi è successo di tirare un pallina senza pensarci e il corpo si è messo a piroettare automaticamente con le tempistiche giuste.
3. Il numero della banchina di ieri sera che era incredibile. Il livello era molto alto. Ti rende l’idea del potenziale umano, ti senti parte di qualcosa e vedi dove puoi arrivare.
8. Erica Bettini, mano a mano
1. Quando abbiamo creato per il Circo in Pillole uno spettacolo dove di circo abbiamo fatto un po’ meno. Ma abbiamo portato il divertimento, un’agitazione generale anche nel pubblico, che abbiamo coinvolto molto. Questi personaggi con le tutine bianche sono rimasti molto nel nostro cuore, e anche nel ricordo della gente. Dopo anni ancora si chiedevano: ma dove sono?
2. Mi colpisce l'intensità del rapporto con la persona con cui fai mano a mano. Quando l’altro ha qualcosa che non va, anche solo un mal di testa, ti poni davanti a dei problemi che non puoi controllare fino in fondo. In uno spettacolo ricordo che non eravamo al 100%, avevo ansia e agitazione, che normalmente non ho, e potevo gestirla solo fino a un certo punto, perché non puoi sapere veramente come sta l’altra persona.
3. L’emozione per me è molto grande, anche perché io alla Flic sono stata insegnante di danza. Rivedere tutti i miei compagni con cui ho fatto la scuola e rivedere anche i miei allievi, che ancora si ricordano di me come maestra!
9. Giorgio Bertolotti, monociclo
1. L’uomo cesso, un numero che non ci volevano far fare, ma noi durante un Circo in Pillole siamo entrati di nascosto e l’abbiamo fatto lo stesso!
2. Un giorno ho riempito la giraffa di fuochi d’artificio, ho provato a fare un pezzo di fuochi d’artificio con la giraffa e ho affumicato tutta la sala. Un altro ricordo: quando sono andato in Friuli, per il festival Brocante, vestito da postino ho consegnato delle lettere con il monociclo a casa del signore che mi aveva dato questo vestito, appunto il postino del paese, ormai in pensione. Io gli ho citofonato, gli ho portato il programma del festival, e lui era contentissimo di rivedere e impersonare un postino con il suo vestito da postino!
3. Un po’ di malinconia, nostalgia, voglia di vedersi ancora, curiosità di sapere cosa fanno gli altri ora.
10. Anja Buraczynska, palo cinese
1. Mi sono emozionata molto la prima volta che mi sono esibita con il mio attrezzo, è stata proprio un’apertura verso il pubblico
2. Ricordo come ho dovuto imparare a fare il numero con una giacca un po’ strana, tutta colorata, con strisce rosso bordò e gialle
3. Stanchezza, gioia di rivederci tutti come una famiglia, però in un contesto più leggero.
11. Daniele Sorrisi, giocoleria, mano a mano
1. Le foto dei miei compagni di classe che andavano a fare i provini. Scoprivo le facce con cui avrei passato i prossimi anni della mia vita.
2. Quando intraprendi una nuova disciplina. Ioce ne ho intraprese tante, e ogni volta è una emozione molto forte. Ricordo anche lo stupore degli altri quando ho cominciato a lavorare con gli equilibri e la manipolazione di un foglio di carta.
3. Contentezza, rivedere artisti che stanno sviluppando il circo in Italia. Un forte coinvolgimento
12. Paolo Locci, palo cinese
1. La follia, la pazzia, eravamo freschi, non sapevamo niente ma imparavamo tutto
2. Quando ho avuto il mio primo trauma cranico, Sono caduto di testa, ho perso la memoria, conoscenza, mi sono risvegliato dopo tre quarti d’ora e questo mi ha dato ancora più motivazione a salire sempre più in alto
3. L'energia che abbiamo e che ci trasmettiamo a vicenda.
13. Silvia Di Nardo, palo cinese
1. In terrazzo di sopra, ricordo una persona che suonava la fisarmonica al tramonto.
2. La prima volta che ho montato il palo all’aperto, dopo essermi allenata sempre in palestra. Vedere il cielo, un po’ di paura.
3. Il cuore che batte, appena sono arrivata. Due ore di tachicardia, tanta emozione. Sembriamo un’unica classe di 10 anni, come se non ci fossero le differenze, perché ci conosciamo tutti, ed è bellissimo.
14. Claudia Franco, roue cyr
1. In uno spettacolo, un Circo in Pillole, è stato come vedersi da fuori però essendo in pista. E’ successo in un momento in cui non facevo niente di particolare, mangiavo semplicemente una banana.
2. Quando ho deciso di fare roue cyr, l’ho presa, ho incominciato ad allenarmi e non mi sono mai sentita così bene, così a mio agio. Ogni piccola nuova cavolata che imparavo era super emozionante ed entusiasmante.
3. La gioia di poter offrire qui l’evoluzione del mio lavoro in questi anni.
15. Alice Comino, corda molle
1. In mansarda con una ragazza che suonava la fisarmonica e tutti quanti a fare stretching
2. Complicità, paura, adrenalina, emozione, dolore, leggerezza.
3. Energia ed adrenalina, la stessa dei Circo in Pillole e degli anni della scuola.
16. Amalia Ruocco, corda aerea
1. Uno dei momenti più emozionanti è stata la volta che mi è riuscita la prima figura complessa di acrobatica, rondata-flic. Più che la soddisfazione della cosa in sé, mi ha colpito il vedere che è un percorso che porta a un risultato immediato, che solo visti dal di fuori sembrano impossibili.
2. La corda aerea è un’ attrezzo molto doloroso fisicamente, ma nel momento in cui riesci ad oltrepassare quel limite, diventa una seconda casa.
3. E’ incredibile vedere tutti gli ex allievi, sembrano tornare a casa dai genitori dopo molto tempo che non li vedono. Molto bello vedere i vari livelli a cui sono arrivati. Incredulità, felicità, condivisione, e sentirsi parte di qualcosa.
17. Giorgia Russo, fasce aeree
1. Il primo anno facevo lezioni di giocoleria ed ero super negata. Francesco Sgrò che mi provava a insegnare miss mess e ricordo di essermi ritrovata davanti un muro a piangere perché proprio non ce la facevo. Sono andata negli spogliatoi e ho pianto per un ora.
2. Quando ho ritrovato il mio attrezzo, le fasce aeree però di nascosto e ho capito che sarebbe stato il mio attrezzo. Ma anche il momento quando le ho aperte dalla confezione e non sapevo come utilizzarle!
3. Ritrovare di nuovo la famiglia. Tanta allegria, tanta felicità.
18. Laura Esposito, tessuto
1. Abbiamo fatto uno stage con un grande insegnante di Bruxelles, io stavo provando un trick molto difficile che non mi riusciva. Lui è venuto vicino e mi ha detto: ”Prova, prova, che niente è impossibile!”
2. Io ho avuto una storia d’amore tormentatissima e ne sono uscita solo quando mi sono lanciata sui tessuti, anche perché richiedono un coinvolgimento totale.
3. E’ una festa totale! Ma grande professionalità da parte di tutti!
19. Matthia, giocoleria
1. Svegliarsi la mattina quando sei stanchissimo e devi allenarti per poi fare spettacolo. Tutta la settimana di allenamento, sabato prove fino a tardi, ma la domenica ancora c’è un sacco di energia! E si fa lo spettacolo.
2. Una volta in piazza S. Carla con una vecchissima panchina siamo usciti a fare spettacolo ed è stato bellissimo!
3. Se devo essere sincero sono due anni mezzo che sono partito da Torino, quattro anni che ho finito la mia promozione e mi sembra di non essere mai partito. L’emozione è sempre quella! E tanta energia!
20. Allessandro Sacchi, giocoleria
1. La prima volta che mi è riuscita un’acrobazia, la rondata-flic, dopo mille tentativi!
2. Un giorno per caso avevo una bottiglia vuota e ci stavo giocherellando ed è venuto fuori questo trick di farla girare su un'unghia, e ho scoperto questo principio particolare delle bottiglie. Da qui è partita tutta la mia ricerca sui vari oggetti di manipolazione.
3. Un misto di nostalgia felice
21. Justine Bern Achon, trapezio fisso
1. Mi sono rotta il naso facendo danza. All’epoca non volevo fare danza. Però adesso faccio anche la ballerina, e mi fa ridere questa storia.
2. Una delle prime volte, mentre facevo spettacolo ho sentito qualcosa di nuovo che non avevo mai provato prima. Il trapezio, la gente, un momento di condivisione bellissimo!
3. L’emozione grande era fare il mio numero oggi fuori in via Magenta davanti all'entrata della Flic!
22. Andrè Castiglia, manipolazioni di oggetti
1. Un pomeriggio, una lezione di Teatro con Robero Magro. Lui era riuscito a farci vivere a tutti e venti della nostra classe l’esperienza di essere un verme, non emotivamene ma proprio fisicamente. Sentire il contatto con il suolo, sentire il contatto con il corpo degli altri. Io non ho mai percepito così vicino delle persone fisicamente. Questo è servito moltissimo a tutta la mia classe a sentirsi insieme.
2. Un giorno ho preso una scopa in mano, non era il solito monociclo che stavo usando fino a quel giorno e ho scoperto che potevo danzare con lei, muoverla e creare delle figure molto interessanti. Dovevo creare un numero con un’altra ragazza usando monociclo, palo cinese e scopa. Ho scoperto come questa scopa potesse diventare una persona, un’animale, un telefono.
3. Solidarietà ed amicizia. Mi aspettavo meno gente, meno pubblico.
23. Jesus Prada, cerchio aereo
1. Per me che arrivo dal Costa Rica, dove la temperatura non scende sotto i 19°, svegliarsi qui a Torino con i tetti coperti di neve, sapere che devi venire a scuola. Ti carichi, anche sei stanco. E quando ti ci metti dentro, l’energia esce!
2. Puoi preparare bene un numero, ma quando vai in scena in qualche modo ti svuoti di tutto il lavoro. Ogni volta in scena è come ripartire da zero. Arrivare vergine, puro, ogni volta.
3. Gli spettacoli in questi giorni sono creati quasi al volo, il giorno prima o anche un’ora prima! Puoi fare due cose: o preoccuparti, oppure prenderla come un’opportunità! Come un bambino che scopre cose nuove.
24. Dario Santunione, giocoleria-ruota tedesca
1. Il ricordo più divertente è una nostra compagna di corso che si butta di testa dal trampolino e arriva sulla pedana. E’ rimasto un po’ il simbolo del nostro anno. Ce l’ho ricordiamo dopo 10 anni e ridiamo ancora adesso.
2. Sono arrivato a un momento in cui la giocoleria non mi interessava più, ossia mi interessava approfondire altro, in particolare lavorare col corpo. Quello che ho cercato qui prima come allievo, poi come insegnante.
3. Parto con un rammarico per dover stare più dalla parte degli organizzatori che degli artisti, ma è meraviglioso! Ho avuto un'allieva che ha incominciato qua, una ragazza carina, i genitori l’hanno messa a dormire in un collegio di suore perché non si fidavano, ha cominciato con le verticali non sapendo se sarebbe stata effettivamente la sua strada. E’ stata una lotta, uno stimolo, a cercare di tirarle fuori una bella energia. Rivederla ora a distanza di 6 anni, dopo che ha studiato in un’altra scuola, si è formata, è brava, è bella, e mi dice: finalmente ho capito quello che volevate insegnarci qua. Questo dà molto senso a tutto. Tutti quelli che tornano a qua, tornano a casa. Anche per me vale questo. Tornare in un famiglia: bella, legata. Forte. In cui puoi discutere, litigare, non essere d’accordo ma quando ne hai bisogno lei c’è.
25. Claudia Conti, aerea
1. Beh... quì ho incontrato l'uomo che sarebbe poi diventato mio marito! Ma ricordo anche quando Mike si è fatto male!
2. Mi ricordo un giorno in cui scendevamo da una graticcia altissima. Eravamo tutte sopra, ci calavano. Era una bella sensazione.
3. Felicità, gioia. Accorgermi durante la mia performance di non riuscire a piegare e stendere le gambe perché ero agitata.
26. Mike Rollins, giocoleria
1. Il giorno che ho fatto ronadata-flic-flic-salto indietro senza assistenza.
2. Quando ho visto Gregory giocare con le clave e mi sono detto: io voglio giocare così.
3. Molto forte l’emozione questi giorni! Ero molto dispiaciuto perché non potevo fare spettacolo con i miei compagni a causa dell'infortunio. Ma mi son detto: devo trovare qualcosa da fare. E così sono andato in scena comunque. Partecipare era doveroso!
27. Riccardo Massidda, palo cinese
1. Il venerdì quando si iniziava a portare il Circo in Pillole, tutti sapevano cosa bisognava fare ma nessuno iniziava. Ma quando si iniziava partiva il primo numero, il secondo e poi gli altri seguivano, spinti dall’energia.
2. Per tutti i due anni ho sempre fatto delle parti un po’ comiche in scena. Come numero finale invece ho deciso di fare qualcosa di mio, di intimo. Mi sono spogliato.
3. Indescrivibile. Tornare a una riunione scolastica della tua scuola preferita, mi riempie di tutto, di ogni cosa. Tanta energia, quel pizzico di malinconia.
28. Fedra Cianciotti, giocoleria
1. I momenti che si stava in terrazzo a prendere il sole, a rilassarsi, dopo la fatica e il sudore della preparazione fisica.
2. Quando sono riuscita a far girare 5 palline e a prenderle con i piedi.
3. Tremo, vibro, notizie belle, notizie brutte, profonde, momento significativo.
29. Laura Trefiletti, filo teso
1. Fare la festa. Il motto era: lavoro-festa-riposo. Le feste erano sempre molto colorate. Tutti insieme, la famiglia che si diverte dopo tanto lavoro.
2. La mia prima caduta sul filo teso, in mezzo alle gambe!
3. Mi continuano a venire gli occhi lucidi, mani che sudano. Ieri ho fatto il mio numero davanti ai miei amici ed è stato il momento più bello della mia vita.
30. Andrea Loreni, filo teso
1. Rondata, flic temp, e crack, mi parte la caviglia! Ma è passato in fretta!
2. Ricordo la traversata a Pennabilli, la disciplina e il rapporto con la squadra, le bombe emotive scoppiate in quei momenti
3. In realtà noi del primo anno siamo sempre rimasti in contatto, ma è stato bello vedere la crescita di tutti gli altri allievi, e soprattutto della scuola.
31. Lara Quaglia, aerea
1. La trasformazione dal primo al secondo anno, eravamo tutti molto diversi. Molti arrivavamo dal teatro di strada, e abbiamo poi scoperto il nuovo circo, la possibilità di fare questo anche in Italia.
2. Io soffro di vertigini. La prima volta che sono salita sul trapezio era proprio qui, a 3 metri di altezza. Mi hanno dovuto tirare giù, perché ho avuto un attacco di panico e non riuscivo più a scendere. Mi sono messa a piangere. A forza di farlo mi ci sono abituata, fino a poter esibirmi alla cerimonia alle Universiadi calandomi da 25 metri. Il rapporto è questo: magari sono stanca, ho male da qualche parte, ma appena salgo sulla corda o il tessuto, cambia tutto. Non solo il corpo, ma anche la mente si risveglia. Aria, volo, immaginazione.
3.La partecipazione e la collaborazione di tutti, anche del pubblico, che 10 anni fa non c’era. La gente che vuole vedere, partecipare, provare, seguire.
32. Emanuelle Annoni, corda tesa
1. Ad un Circo in Pillole, una gara canora. Era una cosa totalmente diversa. Subito dopo Natale, venivamo da due settimane senza allenamento nè prove, Roberto ci disse di scegliere una musica, e inscenare una gara di canto!!
2. Mi piace molto ballare sulla corda, come se stessi a terra. Mi arrampico come una scimmia sulla corda, e a parte il fatto che sono caduta due volte, lei non mi ha mai fatto male. In uno spettacolo, dovevo fare il mio numero di corda tesa però non c’era struttura autoportante fissa, ma una cosa inventata sul momento. Sono caduta e 5 minuti dopo avevamo fare la prova generale del nostro spettacolo e l’ho fatto! E sono stata brava!!
3. Sono ubriaca di euforia totale, potrei piangere in ogni momento.
33. Maria Luisa Dotti, palo cinese
1. A un Circo in Pillole, in cui bisognava lavorare in coppia, io lavoravo con Riccardo Strano. Da lì è nato tutto il resto.
2. Al mio primo Circo in Pillole ho usato i tessuti a U ed è stato molto emozionante. Avevo sotto Frizzo che suonava l’ukulele come un disperato, poi c’era mia mamma, che mi vedeva per la prima volta. Apriti Borgo, è stata la mia prima volta in strada, ero con il tessuto a U in una piazzetta. A un certo punto mi sono accorta di essere circondata da una marea di gente. Urlavano, applaudivano. E’ stata anche la prima volta che mi hanno chiesto gli autografi.
3. Felicità, sentirsi a casa. Conoscere tutti gli altri di tutti gli anni di corso.
34. Viola Baroncelli, palo cinese
1. In mansarda a fare stretching, alle 5 di pomeriggio alla fine della scuola, stanchi morti.
2. Durante un Circo in Pillole sono caduta e mi sono rotta il coccige. Mi sono chiesta: e questo cosa vuole dirmi, che non devo più fare il palo? Invece io ci sto molto bene con lui!
3. Molta commozione, gioia. Il capo, Matteo, ha gli occhi diversi, pieni di amore.
35. Alessandro Maida, sfera d’equilibrio
1. Il corso iniziava alle 8.45 e io arrivavo sempre alle 9.05 con una faccia come se mi fosse successo chissà cosa, ogni mattina, e dovevo affrontare le ire del direttore e dei professori, perché ero sempre in ritardo.
2. A un festival a Certaldo, mentre facevo il mio numero con la palla bianca si è staccato dalla Torre di Certaldo un palloncino bianco enorme ed è incredibilmente calato sul palco.
3. Un tuffo nel passato, rivedere tanta gente, vedere quanta gente sia passata per questa scuola. Qualche lacrimuccia vista in giro di tanto in tanto!
36. Roberto Sblattero, ruota tedesca
1. La fatica nell'integrare la cultura della ginnastica e della disciplina con il mondo del circo, la libertà e i freakkettoni. Tra i momenti che mi sono rimasti impressi ricordo quando un mio compagno ha fatto un salto indietro da un trampolino al tappetone ed è caduto malissimo!
2. Per me è stato un sogno riuscire a lavorare e mantenermi con gli spettacoli. Avevo un insegnante particolare di giocoleria e quando gli ho detto che volevo cambiare attrezzo è rimasto un pò sorpreso ma poi mi ha seguito con attenzione. La mattina alle sette e mezzo ero sempre in palestra perchè lo spazio era più libero e lui era sempre lì per me per seguirmi, una cosa molto bella in un rapporto tra allievo e maestro.
3. Non sono un tipo troppo emotivo ma in questi giorni ho rimestato nel passato, ho rivissuto l'atmosfera di quegli anni in cui eravamo convinti del nostro sogno e questo lo vedo anche i tutti gli altri che sono qui. L'amore che aleggiava qui per la cara Giovanna. La serenità e solidarietà che condividiamo, nonostante "precari", rispetto a miei amici che fanno un lavoro "garantito"
37. Davide Salodini, sfera d’equilibrio
1. Un momento sulle scale che Matteo mi dice: Bravo! Alla fine del secondo anno. La prima volta che ho sentito questa parola forse.
2. L’anno scorso durante uno spettacolo sono caduto sul pubblico ed è stato interessante, ero completamente disorientato perché stavo girando da cinque minuti.
3. Mi sto divertendo! La neve oggi non me l’aspettavo. Ho fatto un numero di clown, speravo andasse un po’ meglio, invece c’erano solo cinque persone e comunque hanno riso, ma era un po’ più difficile del previsto.
38. Alex Esposito, palo cinese
1. Spettacolo del secondo anno, sentirsi gruppo, l’organizzazione.
2. Il primo giorno. Mi avevano chiesto: E se facessi palo, ti piacerebbe? Io ho pensato, proviamo.
3. E’ come tornare in famiglia, è come essere a casa.
39. Simon Berger, giocoleria
1. Il mio primo Circo in Pillole, tornare a casa alle 3 o 4 di mattina a piedi perché non ci sono più trasporti pubblici e ci rendiamo conto che stiamo facendo spettacolo, siamo degli artisti, tutti molto fieri di questo.
2. Abbiamo fatto uno stage di giocoleria, e durante un’improvvisazione a due con una sola pallina è successo qualcosa di intenso e interessante che non mi aspettavo.
3. Tanti bei spettacoli e numeri, e ne ho visti alcuni che mi hanno motivato da andare avanti e raggiungere un livello ancora più alto.
40. Alexandra Dollinaya, cerchio aereo
1. Mentre facevamo acrobatica, Natalia ha fatto un flic ed è arrivata in una posizione troppo divertente. Tutti si sono messi a ridere.
2. Quando incominciano ad arrivare i trick e sei felice.
3. Pensavo fosse una cosa più semplice invece qui c’è un festa molto grande!
41. Ilaria Maggiorano, corda aerea
1. Ai provini. Ho portato un numero dove ero vestita con una tutina bianca e dei petali di rosa e facevo delle cose con dei fiorellini sui tessuti e all’improvviso Francesco Sgrò mi ha fatto gridare dicendo che avevo preso una multa. Io, con la tutina bianca, sui tessuti bianchi, con i fiorellini che dovevo urlare per questa multa... mi è rimasto impresso.
2. Prima di arrivare alla Flic facevo già tessuti ma ero abituata a un’altezza più bassa. Qui la corda arrivava altissima e faceva paura. Io che prima mi sentivo super sicura, qui mi si è stravolto tutto.
3. Non ho mai pensato di fare un’altra scuola dopo la Flic perché sono avanti con gli anni, ma vedendo gli altri spettacoli mi è venuta molta voglia di continuare. E la cosa strana è la sala soci rivoltata. A pranzo non potevamo nemmeno sederci a terra se non c'erano le sedie e invece qua ora c’è il delirio.
42. Giulia Racca, corda aerea
1. Una volta che abbiamo fatto tutti i provini, Francesco ci ha chiamato tutti in semicerchio e si capiva che se avessero potuto ci avrebbero preso tutti. Si sentiva che erano emozionati e contenti di quello che avevano appena visto.
2. Mi ricordo la prima volta che sono salita sulla corda, perché prima facevo tessuti, e ho sentito un dolore. Ma nonostante questo ho deciso che quello sarebbe stato il mio attrezzo.
3. Si vede che siamo tutta una grande famiglia, anche se in tanti ci vediamo qui per la prima volta
43. Marianna Boldini, mano a mano
1. Una volta siamo saliti sul tetto della terrazza, ci hanno visti dal palazzo della Regione e quasi ci denunciavano.
2. Ci ho provato con tutti all’inizio: avevo un porteur africano, poi ho lavorato con Aime, poi mi allenavo con Dario, poi Jordi...
3. Troppe emozioni. Sembra una famiglia. Vedere i bambini di Giorgio, di Mister David, di Alessandro.
44. Marta Camuffi, corda tesa
1. Circo in Pillole delle coppie. Abbiamo inventato un gioco da fare con il pubblico, è stato tutto casuale e magico!
2. Prima facevo filo teso. Qui alla flic ho provato la corda tesa di canapa e mi sono innamorata di lei. Mi ricordo la sua morbidezza, la leggerezza, il suo odore.
3. Lacrime, emozioni forte e ritornare in famiglia. Mi ha sorpreso che il capo ci lasciasse fare feste in palestra!
45. Alvaro Perez, roue cyr
1. Nello spettacolo mi è arrivato un flic in faccia, quello me lo ricorderò sempre!
2. La prima volta che ho visto il cerchio in scena in uno spettacolo fatto dal mio professore, lì ho deciso che avrei voluto farlo anch’io.
3. Qualcosa che non potevo immaginare. Non mi aspettavo che mi facessero un’intervista mentre mangiavo!
46. Marianna De Sanctis, hula hoop
1. I miei ritardi. Arrivavo tardi, Matteo si arrabbiava, troppa preparazione fisica. Era molto difficile perche ti allenavi tantissimo sul corpo e perdevi molta concentrazione sul lavoro con il tuo attrezzo.
Comunque sono stati gli anni migliori della mia vita, dove mi sono veramente scoperta: da un hula hop classico sono riuscita a rompere qualcosa che mi ha portato dove sono adesso.
2. Robero Magro che durante un Circo in pillole aveva capito che non ero assolutamente in grado di fare una routine. Così mi ha fatto vestire quasi da maschio per bypassare questo aspetto molto femminile dell’hula hoop. Essendo un attrezzo con cui il corpo esprime la sua femminilità… a un certo punto mi sono resa conto guardandomi allo specchio cha non era assolutamente per me. Eppure sono riuscita attraverso questo attrezzo, non ho idea perché proprio attraverso il cerchio, a tirare fuori una rabbia che avevo e a renderla comica.
3. All’inizio mi sentivo un po’ smarrita totale. Quelli erano anni difficili, dietro ci sono molte storie personali, sentimentali. E invece è stata un’evoluzione incredibile. Mi sono ritrovata con gente con cui per anni non avevo nessun contatto. Penso che sia uno dei momenti più belli della mia vita di adesso.
47. Giulio Lanfranco, scala d’equilibrio
1. Lo stage con Flò, il ballerino. Ci fece fare un’improvvisazione di danza dove bisognava fare sempre il secondo movimento che ti veniva in mente.
2. Quando provavo le planche all’inizio. Mi dovevo mettere un caschetto da skate. Le provavo contro un muro e il caschetto mi proteggeva per non sbattere.
3. Pelle d’oca, abbracci e sorrisi, famiglia. La sorpresa di vedere tutti i cambiamenti e miglioramenti.
48. Patricio Falcone, giocoleria
1. Durante un Circo in Pillole, siamo entrati in scena ubriachi, e questo ci aprì un panorama diverso e creativo
2. Riuscire a integrare qui la mia disciplina in una forma diversa e più articolata, con una relazione e una confidenza più forte
3. Vedere qui riunite tante persone e tanti talenti, e questo motiva tutti a continuare
49. Marina Mezzoggiorno Brown, corda aerea
1. Stai qui 12 ore e non esci più…! Una volta che sono uscita, a capodanno a vedere Circo Panico con quelli della Flic. Eravamo tutti la a ballare, a fare festa e ho visto Roberto Magro che saltava come un folletto nel bosco. Braccia in aria, gallonando nella foresta a mezzanotte con il freddo della madonna, con gli occhi giganti volando in giro. Ho pensato che sono nel posto giusto! Sana follia.
2. All’inizio del secondo anno sono caduta, ho preso un colpo di frusta. E ti ricordi che stai facendo qualcosa di pericoloso. Sono stata ferma due mesi e quando ho ricominciato c’era lo stage di Helodiè, che ci ha fatto fare un lavoro con il corpo per sfruttare la sua massa. Ho lavorato così 5 minuti e ho subito ripreso la fiducia dopo quella rottura.
3. Vedere il circo fuori in via Magenta, in strada, tra questi palazzi bellissimi!
50. Valerio Tobia, scala d’equilibrio
1. L’altro ieri ho dovuto cantare con la voce da donna indossando un gonna, è stata una cosa abbastanza sconvolgente.
2. Le prime cadute, per superare la paura Dario mi costringeva a cadere spingendomi.
3. Allegria, condivisione, conoscere persone nuove, non mi aspettavo di vedere Andrea Loreni fare la traversata tra i palazzi in via Magenta
51. Francesca Zan, palo cinese
1. Quando ho fatto il flic da sola sul trampolino. Ho sempre avuto una gran paura di farlo e mi son detta: Wow, perché non l’ho fatto prima!
2. Un giorno mi sono accorta di poter salire con molta meno fatica e quel giorno è cambiato qualcosa.
3. Un senso di appartenenza che non credevo di avere.
52. Francesca Federini, filo teso
1. Da quando sono qua io la vedo come una casa, almeno fino a quando sarò qua. Stare tutti i giorni assieme con gli altri, l’allenamento, la fatica, la condivisione.
2. Quando ho provato il filo teso, in un corso amatoriale a Roma, ho sentito che sarebbe stato il mio attrezzo.
3. Sentire il percorso che hanno fatto i vecchi allievi e capire che è una cosa che ormai fa parte anche di noi.
53. Estelle Borel, filo teso
1. Mi ricordo che alla fine della formazione, la mattina ho fatto colazione assieme al capo qui dentro. In questo luogo dove abbiamo sofferto così tanto.
2. Per me il filo teso è sempre stato un attrezzo difficile, perché sono una persona che fa fatica a tenere la concentrazione per tanto tempo. Ma amo la difficoltà e per questo ho voluto continuare con questo attrezzo.
3. Dopo quattro anni è come tornare a casa!
54. Cecilia Sdrubolini, verticali
1. Il primo giorno Francesco, che era il nostro insegnante di giocoleria, ci ha detto: chi sa fare tre palline va da una parte, chi non le sa fare va dall’altra. Ed ero rimasta da sola perché non le sapevo fare.
2. Mi ricordo quando sono riuscita a stare su un braccio solo per la prima volta. Sembrava una cosa impossibile, invece dopo ore e ore, giorni e giorni, mesi e mesi ci sono riuscita!
3. La sensazione di tornare in famiglia.
55. Francesco Lanciotti, cinghie aeree
1. La prima volta che sono riuscito a fare da solo rondata-flic. Mi è venuta fuori bene! Sono entrato qui che ero molto scoordinato. E tirare fuori un’acrobazia in modo anche buono e pulito è stata una soddisfazione molto grande.
2. La prima volta che sono riuscito a fare una della figure di base. Salire sulle cinghie arrotolandosele attorno alle braccia. Sono riuscito a farlo per tutte le lunghezze delle cinghie fino in cima, con un dolore allucinante. E’ stato un traguardo e mi sono detto: Wow, allora sta succedendo!
3. E’ bello vedere che le persone cambiano, ma l’atmosfera non cambia. Positiva, bella!
56. Daniel Pellizon, palo cinese
1.I primi giorni sul palo. La fatica, la disperazione, la difficoltà. La tenacia e la fiducia di vedere i risultati, perché non arrivano subito.
2. Il primo spettacolo che ho fatto fuori dalla scuola dopo il diploma con tutti i miei compagni di classe, al festival di Reus in Spagna, con un pubblico diverso dal solito. Il palo quel giorno era molto alto!
3. Molta fatica perché qui faccio anche il tecnico. Ma tanta felicità e soddisfazione. Tanti amici e tanti compagni che sono tornati.
57. Viola Grazioli, trapezio ballant
1. Quando mi hanno detto che devo guidare un grande veicolo: "Vai a Venezia, monta un portico e andrà tutto bene". Un giorno d’estate, la mia compagna non guidava da anni e io avevo appena preso la patente
2. Il giorno che ho deciso che il trapezio balant sarebbe stata la mia disciplina. Parlavo con Matteo e si capiva insieme che era realizzabile.
3. Arrivando qui sono tornata a casa. Ho ritrovato i miei secondi padri, le mie seconde madri, le mie zie.
58. Piergiorgio Milano, scala d’equilibrio, acrobatica e danza
1. Quando è stata conquistata la mansarda. Era uno spazio un po’ top secret!
2. Una guerra. Adesso faccio il danzatore, non salgo sulla scala da tre anni, non capirò mai perché ho scelto questa disciplina, nonostante ci abbia lavorato per cinque anni tutti i giorni, anche con professori molto buoni, ma non mi è mai piaciuta.
3. Lo stupore di vedere che in qualche modo niente è cambiato.
59. Davide Debardi, verticali
1. Il giorno in cui stavo provando la nuova bascula, un attrezzo così pericoloso costruito da me e Giulio, non ancora completato. In quello stesso giorno alla quarta salita mi sono spaccato i legamenti alla caviglia. Io ero su un tappetone e tutta la gente attorno. Vedevo tutte le facce e sentivo un male indescrivibile.
2. Quando ho ricevuto il mio primo programma di allenamento.
3. E’ un casino. Non si riesce a finire una discussione che già ne parte un’altra. Un sacco di proposte artistiche sia della vita quotidiana, che non riesco a gestire. Ingestibile!
60. Stevie Boyd, corda aerea
1. Durante l’audizione, l’entrata in questa grande palestra!
2. U progetto che avevano costruito proprio per me nel secondo anno.
3. Un dispiacere per non poter essere sempre qui in questi giorni, perché lavoro a Milano e vado su e giù.
61. Stefano Ricca, multidisciplinare
1. Le 5 di pomeriggio. Chiusura della scuola, entrava il basket, giocavi nel palestrone, ripostiglio, filo teso ed allenamento come si deve. Entrando ieri nel ripostiglio, mi son detto: Uff, quante ore!
2. L’uomo ragno, che un’acrobatica urbana, arrampicarsi sui palazzi e arrivare alla faccia della gente.
3. Non mi aspettavo così tanta gente! Mi dispiace di non vedere molti dei compagni del mio anno. E'
una bella carica per andare avanti!
62. Giulio Lanzafame, giocoleria
1. La Rital Brocante che veniva a fare lo stage al primo anno e dal quel giorno abbiamo rivoluzionato tutto il modo di fare teatro e il modo di fare circo. Nel mio secondo anno Roberto Magro è diventato direttore artistico. Mi ricordo che una settimana sono andato a fare le audizioni a Montreal e quando sono tornato avevano fatto i gruppi per gli spettacoli di fine anno che erano le stagioni. A me hanno domandato di scegliere. Ho scelto la primavera. Sono stato l’unico che poteva scegliere.
2. Io sono uno stacanovista. Lavoro sempre, no stop. Lo stage di giocoleria con Stephan Sing mi ha rivoluzionato il mio modo di vedere la giocoleria e nel momento in cui ho deciso di passare più dalla parte attoriale ho capito che avrei fatto questo lavoro ancora per molti anni. Là ho cambiato modo di pensare.
3. Sto guardando le foto dei miei compagni di classe quando avevano 16 anni e adesso sono padri. Ho due nipoti acquisiti in questo momento. La mia famiglia è qui. Persone che non vedo praticamente mai, però è sempre una festa. Non mi sarei mai aspettato di fare spettacoli con quelli del primo anno.
63. Andrea Fantauzzi, palo cinese
1. Matteo, il direttore della scuola che ci urla in palestra. Perché lui ci mette tutta l’anima per cercare di trasmetterci qualcosa. Lui è fatto così, se non ti dice che sei uno stronzo non riesce a trasmetterti la cosa.
2. Imparare le cose più semplici e rendersi conto che tanto più dai in termini di fatica, anche di dolore, tanto più ti torna nel tempo a livello di abilità. Una caduta particolarmente difficile. Ho sbattuto due volte, mi sono aperto la spalla, dolore, violenza. Dopo un periodo di pausa l’ho fatta, pulita e sai che l’hai conquistata.
3. Il vedere in tutti degli insegnanti e quasi dei fratelli.
64. Andrea Martina, scala di equilibrio
1. Il primo spettacolo che abbiamo fatto al Circo in Pillole. Dovevamo creare uno spettacolo nell’arco di 5 giorni e ci siamo trovati tutti quanti a montare e smontare questo palco qua. Questa è stata la cosa più bella, montare e smontare!
2. Sono arrivato con l’idea di fare corda mole, invece non c’era l’istruttore e ho fatto scala. E ora la uso sia per fare le acrobazie sia per fare teatro. Quando sono caduto e ho visto la morte in faccia. Mi sono talmente spaventato che il mio maestro mi ha detto: Tu sei della Flic quindi devi avere le palle per riprovare subito la scala. Io sono salito sopra, ho riprovato e ora sono diventato un masochista e non ho più paura di niente.
3. L’emozione più grande è stata quella di salire sulle scale esterne dove noi stanchi morti andavamo a fumarci le sigarette. Sono andato lì, mi sono fumato la sigaretta con le lacrime agli occhi ripensando a tutto quello che avevamo passato in quegli anni.
65. Maurizia Laqua, aerea
1. Ore 17, lezione di danza, la mia totale negazione verso la danza a terra
2. Sui tessuti una caduta in particolare che l’avrò rifatta mille volte fino a quando non avevo le costole doloranti, ma dovevo assolutamente farla, e ci sono riuscita.
3. Forte disorientamento, stati di incoscienza, tutto come se fossimo stati assieme fino all’altro ieri.
66. Tommaso Panagrosso, giocoleria
1. Un’ esercizio che ci ha fatto fare Roberto Magro a coppie: uno guidava e l’altro veniva guidato ad occhi chiusi. Io avevo gli occhi chiusi. Il mio compagno mi ha portato fuori dalla stanzetta, poi sulle scale e credendo in quello che facevo mi sono lanciato dalle scale senza preoccuparmi dove e come sarei caduto.
2. Al secondo anno, se arrivavi tardi non ti facevano entrare. Io arrivavo spesso in ritardo. Restavo tutto il girono a scuola e rimanevo anche la sera. La sera restavo per delle ore da solo in una stanzetta con la musica e giocavo, giocavo… e facevo molto lavoro in più. Purtroppo a causa di quei ritardi non ho preso la borsa di studio per il secondo anno.
3. Durante le festa sono un po’ in dispare. Le cose belle le vivo al massimo in due o in tre. Sono stato contentissimo di rivedere i miei compagni, alcuni assieme ai figli. C’è stato un moment l’altro giorno in cui mi hanno chiamato per fare la foto tutti assieme, ma alla fine non ci sono andato. Alla fine mi è dispiaciuto perché mi hanno raccontato che c’èra gente che si commuoveva. Questa cosa un po’ mi ha toccato.
67. Francesco Sgrò, giocoleria > roue cyr
1. Lo sguardi dei ginnasti della società reale Ginnastica di Torino che i primi mesi ci guardavano come degli incidenti stradali perché noi arrivavamo da zero e non avevamo idea di acrobatica, di verticali. La cosa interessante è che poi quasi tutti i ginnasti che sono partiti da quella selezione sono diventati circensi: Luca Forte, Fabio Nicolini, Mario Volta, sono entrati tutti in grandi compagnie circensi.
2. La cosa che mi ricordo di più è stato il cambio da un’ attrezzo all’altro, dalle clave alla Roue Cyr. Passare dalle 5 clave bianche ad una ruota grigia. All’inizio tanta difficoltà a staccarmi dall’idea della leggerezza delle clave, di lanciare questi oggetti in aria, per dedicarsi a una cosa molto più concreta, una ruota che sta sempre a contatto con la terra. Un’ ltra cosa era utilizzare le clave bianche. Quando io usavo le clave bianche qua dentro tutti mi prendevano in giro. All’inizio del 2000 chi usava solo le clave bianche erano solo i giocolieri francesi, e io ero sopranominato il francesino, il frocetto francesino anche. Questo era il mio soprannome qua dentro. E invece in 10 anni questa roba qua è praticamente scomparsa, e questo mi fa dire che in Italia siamo andati anche un po’ oltre, ci siamo aperti un attimo e abbiamo capito altre cose.
3. Ritrovarsi in una festa in famiglia, come quando non vedi la tua zia per tanto tempo. E’ come un Natale: gente che piange, gente che non si vede da otto anni, che ha voglia di scambiare parti di vita più che di spettacolo. Quando si va in scena in questi giorni, c’è più lo stare insieme che la parte artistica. La parte artistica è una conseguenza di tutto questo, c’è un grande pensiero artistico globale che è la voglia di stare assieme. Tutto quello che abbiamo visto in questi giorni ha 50 minuti di prove. Ieri sera abbiamo visto che in Italia raramente si sono viste e tutto questo mi sconvolge.
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trascrizione delle interviste a cura di Karol Hrovatin,
fantasista, formazione multidisciplinare in Slovenia e Trieste
1. Aula di solfeggio, 50 in classe, la materia in assoluto più difficile, durante il dettato musicale a 3 voci, bisognava ascoltare ciò che la prof suonava al piano e scrivere con le note, ma io non sentivo, non avevo l’orecchio musicale abbastanza allenato, mi sforzavo ma era inutile! Ero disperata e piangevo: lacrime e lacrime, lì in classe davanti a tutti!
2. Nella scuola a Milano, dopo l’ascolto della tromba, assorbendone le frequenze, il timbro, il colore, provare a cantare e riuscire a tirare fuori una voce acuta potente, limpida, rilassata, bellissima, che mi sembrava di stare in paradiso! Una voce nuova, sembrava un’altra persona quella, e mi piaceva molto!
3. ritrovarmi con tutti i miei compagni di corso dell’accademia di musica, della scuola di danza (15 anni assieme!), il gruppo di canto di Belluno, e tutti gli altri corsi… wow… penso che piangerei per 48 ore di fila!!!